LA
GUERRA NON È UN GIOCO
Pubblicato
il 12 Mag 2018 su Disarmo
e smilitarizzazione,
L'Italia
che compie 150 anni ripudia la guerra,
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Piano
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A
Trento, alla grande adunata degli Alpini, ci sono anche diversi miei
amici. E sono davvero convinto che gli alpini siano persone buone,
generose, cordiali e disponibili per tantissime attività di
solidarietà, dai sentieri da sistemare alle castagnate. Forse, è
vero, qualche volta il gomito si alza un po’, ma si sa…
Mi
trovo d’accordo con l’amico Massimiliano Pilati, che abita da
quelle parti, che ha scritto su www.ildolomiti.it “Alpini,
siete i benvenuti, ma non fate giocare i bambini con le
mitragliatrici.”
Credo
che sia molto grave offrire la ‘possibilità
di fare esperienze avvincenti e interessanti a bambini e adulti.’
Ormai
è normale in tutte le fiere, esposizioni (lo abbiamo visto anche
alla Fiera delle armi di Vicenza) coinvolgere i bambini, dare la
possibilità di ‘giocare’ a fare la guerra con le armi vere.
Credo
sia molto diseducativo, perché educa alla guerra non alla pace.
E
di questo credo si debba chiedere conto ai vertici, ai responsabili,
a chi progetta ‘questa cultura di morte’.
Anche
in questi giorni vediamo in molte parti del mondo che le armi vengono
usate per uccidere, ‘davvero’ e non per gioco.
C’è
anche da augurarsi che oggi non si torni a recitare la preghiera
‘rendi
forti le nostre armi…’.
Che
non si benedica una cultura di guerra anche se mascherata con il nome
della pace.
Quanta
retorica intorno alla guerra… basti pensare all’Iraq (dove oggi
si vota) e dove sono stato tante volte… partecipando anche ai
funerali degli italiani uccisi nel 2003.
“E’
quindi legittimo e doveroso che nel dibattito democratico siano
presenti voci e strategie mirate a far cessare la produzione e il
commercio delle armi, perché i loro ricavi grondano sangue.” Lo
scrivevano i Vescovi italiani nella Nota pastorale ‘educare alla
pace ‘ del 19 marzo 1998.
Credo
ne debbano tener conto la chiesa, la politica, i mezzi di
informazione, la società in generale.
C’è
da augurarsi che la politica (e il nuovo Governo quando ci sarà),
non usi l’adunata degli alpini per sfoggiare le frasi retoriche
sugli eroi che hanno difeso i nostri confini della Patria, ecc., che
non vengano usate le frasi ormai standard che “la guerra (anche se
non nominata) serve a difendere la pace”. E, a 100 anni dalla fine
della prima guerra mondiale, c’è da augurarsi di non ascoltare
parole anche di elogio ed esaltazione per chi trascinò l’Italia in
guerra e la coinvolse in quell’inutile strage.
Mi
auguro che a Trento vengano ricordati anche i disobbedienti, i
disertori, quelli fucilati perché si rifiutarono di obbedire agli
ordini criminali che imponevano di uccidere al grido di ‘avanti
Savoia’.
Le
parole di Ermanno Olmi, un grande uomo, oltre che un grande regista,
morto pochi giorni fa, ci possono illuminare per evitare di
trascinare anche questa adunata degli alpini in una spirale di
cultura di guerra con la quale, come dicevo all’inizio, sicuramente
molti di loro non hanno nulla a che fare.
“La
disobbedienza - diceva Olmi in una intervista del 2014 - è un
atto morale che diventa eroicità quando la paghi con la morte. Ma
sui monumenti che ritraggono gli alti comandanti, bisognerebbe
scrivere sotto ‘criminale di guerra”.
12
maggio 2018 don Renato Sacco,
Coordinatore Nazionale di Pax Christi