giovedì 10 maggio 2018

PERCHÉ I SOCIAL NON CANCELLANO I POST DELL'ODIO


Ma Twitter non può fare nulla? Un minuto dopo la notizia dell'operazione a Napolitano, è scattata una raffica di post offensivi. È il limite della discussione sui social, non a caso messi sotto accusa per la scarsa capacità di gestire i contenuti oltraggiosi. È capitato con Napolitano, ma anche in Birmania con i Rohingya e con i migranti in tutto il mondo. Abbiamo provato a segnalare diversi tweet ai social network. La richiesta è stata presa a carico da Twitter che ha qualche giorno per sanzionare o sospendere i profili. Intanto i post rimangono online e vengono condivisi. Un comportamento ignobile di alcuni utenti sui social che è stato stigmatizzato dal mondo politico. «Sui social c'è un esercito di miserabili che augura la morte al presidente Napolitano #mifateschifo», posta la dem Alessia Morani. «Riuscito l'intervento chirurgico. Ma sul web troppa violenza», twitta Francesco Storace. Pagine Facebook dei quotidiani - come quella di Repubblica - hanno deciso di cancellare i post violenti, che si sono accumulati anche nei commenti sul Blog delle Stelle. La valanga è proseguita in violazione delle regole di Twitter. Sono però tanti gli utenti che hanno creato un 'cordone' per segnalare i post offensivi. Come @GiElleDiElle: «Vi chiederei, proprio il 25 aprile, di segnalare tutti i commenti e le minacce rivolte al presidente Napolitano».
Sara Bertuccioli

(la Repubblica 26 aprile)