Dopo
aver constatato la concreta praticabilità del perdono e la sua
compatibilità – non alternativa e non sostitutiva – di percorsi
terapeutici e pedagogici, nelle seguenti pagine sono evidenziate con
modalità didattiche e formative le fasi che caratterizzano il
processo di apprendimento, acquisizione, constatazione, possibilità
e opportunità di utilizzo della pratica personale del perdono.
Il
cammino proposto si dipana attraverso 3
tappe o fasi conseguenti e identificate con
altrettanti titoli e che specificano le azioni e i contenuti:
- Dall’oscurità alla luce: la sofferenza, la rabbia, il risentimento, il rancore possono insediarsi in noi fino a colonizzarci, invaderci e condizionare la nostra esistenza, fino a farci perdere la nostra sicurezza, il significato della vita, la socialità, la relazione (la capacità di costruire relazioni funzionali per se stessi e per gli altri); attraverso un resoconto personale possiamo riuscire a soppesare su una “bilancia ideale” cosa perdiamo e cosa guadagniamo facendoci dominare dalla rabbia e dal rancore.
- Decido di perdonare: le decisioni che ognuno di noi assume sono razionali o irrazionali; cosa influisce quando facciamo delle scelte: Sono sempre scene logiche, conseguenti a valutazioni intellettive? Come incidono la volontà, l’inconscio, le esperienze sensoriali? Come prendo coscienza dell’importanza e del significato per me della pratica del perdono: dunque, cosa è per me il perdono.
- Guardo con occhi nuovi: nella nostra società noi siamo spinti per le nostre valutazioni e comportamenti a classificare gli altri come buoni (integrati nel contesto sociale) e come cattivi (esclusi dal contesto, emarginati come avversari potenziali): siamo portati a servirci di pregiudizi, filtri percettivi (o di fissazioni inibitorie) che suddividono gli altri secondo il parametro che evidenzia la desiderabilità o meno della loro diversità.
In
questa
terza parte si offre la possibilità di constatare che la realtà
soggettiva, anche dell’offensore, dell’autore della sofferenza
subita, è identificabile con il valore della persona, della sua
dignità, delle sue potenzialità che non verrebbero meno anche se
dovesse trattarsi del responsabile della violenza patita. Come
procedere? Conviene “ripulire il dolore, evitare che invada, si
espanda opprimendo la vittima fino a determinare l’isolamento e la
distruzione di legami affettivi e relazionali”.
“Se
riconosco l’altro come persona io sono portato ad aprirmi, ad
avviare e ad attivare il dialogo, la comunicazione, la relazione
interpersonale”.
Il
percorso del perdono ci fa sperimentare e constatare che la vittima,
la persona offesa può scegliere e decidere di prendersi cura, di
farsi il dono di concentrare le proprie energie, non verso
l’offensore, verso chi è stato causa del proprio malessere e verso
la reazione offensiva da rivolgergli come ritorsione, ma da riservare
e rivolgere verso se stessi, impegnandosi a raggiungere e conservare
il proprio benessere globale evitando tensioni e traumi.