CONTRO LE GRANDI OPERE
E poi c'è un partito che, al contrario, è venuto meno ai suoi doveri. Al pari di Erdogan, che, al culmine della crisi finanziaria turca, si mette a proclamare di essere «contro i tassi d'interesse», c'è un movimento politico che proclama da sempre che è «contro le grandi opere», dato che queste servono solo, secondo la loro visione, a distruggere l'ambiente e a riempire le tasche dei corrotti; c'è un movimento e uno solo, quindi, che si è opposto, fino all'ultimo minuto, alla costruzione di questa deviazione autostradale, che oggi, si sa, era l'unica alternativa al viadotto. Questo movimento è quello che strilla più forte, è quello che, nel momento in cui non si conoscono ancora tutti nomi e i volti delle vittime, vuole d'urgenza un colpevole, è il Movimento 5 Stelle.
Internet, che non ha soltanto difetti, ha mantenuto la memoria di quel comizio del 2014, a Roma, in cui il fondatore del Movimento, Beppe Grillo, se la prendeva con i partigiani della Gronda: «Bisogna fermare questa gente! Bisogna fermarli con l'esercito italiano!».
Ha conservato le tracce della venuta a Genova, in piena campagna elettorale, dell'attuale leader del Movimento, Luigi Di Maio: prometteva che, al suo arrivo al potere, l'avrebbe fatta finita con quest'inutile e funesta Gronda, che il suo ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli ha discretamente sotterrato in Parlamento il 2 agosto scorso.
E, se i grillini hanno vergognosamente cancellato dal loro sito un testo che, a posteriori, gela il sangue e che, nel momento in cui i cittadini di Genova cominciavano a veder arrivare la catastrofe, criticava «la piccola fiaba del crollo del Ponte Morandi», i giornali hanno avuto la buona idea di archiviarlo e ripubblicarlo.
Bernard-Henri Lévy
(La Stampa 19 agosto)
E poi c'è un partito che, al contrario, è venuto meno ai suoi doveri. Al pari di Erdogan, che, al culmine della crisi finanziaria turca, si mette a proclamare di essere «contro i tassi d'interesse», c'è un movimento politico che proclama da sempre che è «contro le grandi opere», dato che queste servono solo, secondo la loro visione, a distruggere l'ambiente e a riempire le tasche dei corrotti; c'è un movimento e uno solo, quindi, che si è opposto, fino all'ultimo minuto, alla costruzione di questa deviazione autostradale, che oggi, si sa, era l'unica alternativa al viadotto. Questo movimento è quello che strilla più forte, è quello che, nel momento in cui non si conoscono ancora tutti nomi e i volti delle vittime, vuole d'urgenza un colpevole, è il Movimento 5 Stelle.
Internet, che non ha soltanto difetti, ha mantenuto la memoria di quel comizio del 2014, a Roma, in cui il fondatore del Movimento, Beppe Grillo, se la prendeva con i partigiani della Gronda: «Bisogna fermare questa gente! Bisogna fermarli con l'esercito italiano!».
Ha conservato le tracce della venuta a Genova, in piena campagna elettorale, dell'attuale leader del Movimento, Luigi Di Maio: prometteva che, al suo arrivo al potere, l'avrebbe fatta finita con quest'inutile e funesta Gronda, che il suo ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli ha discretamente sotterrato in Parlamento il 2 agosto scorso.
E, se i grillini hanno vergognosamente cancellato dal loro sito un testo che, a posteriori, gela il sangue e che, nel momento in cui i cittadini di Genova cominciavano a veder arrivare la catastrofe, criticava «la piccola fiaba del crollo del Ponte Morandi», i giornali hanno avuto la buona idea di archiviarlo e ripubblicarlo.
Bernard-Henri Lévy
(La Stampa 19 agosto)