venerdì 21 settembre 2018

"Grillini totalitari e Di Maio inadeguato"

Schiaffo di Giordana ai Cinquestelle
Torino. Non erano tre amici al bar, ma il legame era ancora più solido dell'amicizia. Condividendo progetti e strategie e avevano fatto qualcosa di impossibile «si erano presi Torino». Ora, non al bar ma a Palazzo Civico dei tre ne è rimasta solo una, Chiara Appendino. La sindaca.
Gli altri due, Paolo Giordana e Luca Pasquaretta hanno preso altre strade. Pasquaretta lo farà ufficialmente dal 1° settembre, mentre Paolo Giordana lo ha fatto da tempo. Per entrambi hanno pesato vicende giudiziarie, ma se Pasquaretta si sente ancora parte della squadra, Paolo Giordana no. E dopo averlo lasciato intendere ai suoi amici più stretti ieri lo ha manifestato con un post su Facebook che più chiaro non si può.

Lo schiaffo a Di Maio  
L'unico uomo che Appendino aveva voluto al fianco nella prima trionfale passeggiata per le vie della città con la fascia tricolore ha scritto: «Dopo qualche tempo di esitazione e di silenzio ho deciso di romperlo. Ho avuto la fortuna di conoscere Di Maio personalmente e di discutere di alcune cose concrete faccia a faccia (c'era con lui il fidato Spadafora ed eravamo negli uffici della Camera). Ho avuto la netta impressione che, sebbene ci mettesse una buona dose di impegno, fosse strutturalmente limitato, una specie di scolaretto che in quinta elementare pensa di poter dare l'esame di Maturità. Non è possibile affidare la nostra nazione nelle mani di persone così improvvisate, che non si rendono conto del contesto e che non hanno gli strumenti per comprendere la realtà che li circonda».
Il post è molto più lungo e non lascia spazio all'immaginazione, si rilegge nei passaggi chiave la lucidità e la cattiveria dello spin doctor di Appendino non la leggerezza del potente che si fa incastrare per una multa sul bus: «Di Maio non è uno statista o un politico, è uno che per caso in questo mondo malato senza selezione della classe dirigente si è trovato a rivestire un ruolo ben più grande di ciò che può sopportare, purtroppo montandosi la testa e pensando di essere ciò che non è: il salvatore della Patria. Prima va a casa è meglio è».

Un segnale futuro  
Quello di Paolo Giordana non è uno sfogo ma un'uscita frutto di un percorso che da qualche giorno lo vede dialogare con il presidente della Circoscrizione 8 Davide Ricca. Sicuramente una strada non causale per un politico abituato a soppesare azioni e parole, una visione del governare che lo aveva fatto soprannominare sia «Rasputin» che «Richelieu». Giordana prende anche le distanze dalla Torino a Cinquestelle: «Non sono mai stato 5 Stelle e speravo che la componente "civica" (sostenuta anche dal sindaco, vi ricordate quante volte sui manifesti di Chiara c'era il simbolo dei 5 Stelle? Praticamente mai) potesse essere l'inizio di un nuovo cammino per Torino. Alla fine però i 5 Stelle "totalitari" hanno inglobato tutto e gli effetti si vedono. Purtroppo. Ma per il bene di Torino ci sarà ancora una volta (forse l'ultima) possibilità di ricominciare».
Proprio questo post apre al futuro di Giordana in una città che sta cercando nuove alleanze a cominciare da quella coalizione anti-populista che potrebbe sostenere la sempre più probabile ricandidatura di Chiamparino. Su Facebook Giordana dice molto e quello che non esprime chiaramente lo esplicita con un «mi piace» (che equivale a sono d'accordo nel linguaggio del social network) a un post dell'ex assessore Claudio Lubatti: «Incredibile ma vero: sostituendo la parola Paese con la parola Città, e la parola Di Maio con Appendino, il post non perde comunque di significato».

«Basta ignoranza»  
Il fedele consigliere di Chiara Appendino diventa un avversario che guarda a un futuro diverso, a un'altra Torino e anche qui le sue parole non sono casuali: «Per me comunque la questione è semplice trovare persone di buona volontà che siano stufe di subire l'ignoranza, la superficialità e la sciatteria di questi e vogliano impegnarsi. Davvero però non per uno strapuntino o una poltrona. Tutto questo senza vincolo di partito o di parte qui in gioco c'è l'Italia che tra 6 mesi è fallita più della Grecia ed è carne da macello per le multinazionali (ma tanto di questo Di Maio mica se ne accorge, lui pensa all'aeroplanino e a 1 milione di euro restituito al fondo per il microcredito mandando in tv quel sempliciotto di Cabetta)».
Divisione su tutto come due strade che viaggiano in direzione ostinata e contraria. Su tutto. «Le cose - scrive sempre Giordana - che avevo suggerito per gli enti locali di cui avevo parlato anche con Luigi Marattin che necessitano di un po' di approfondimento e che per Torino vorrebbero dire mal contati una ventina di milioni di euro in più ovviamente giacciono lettera morta. Però le loro priorità sono le pagine dei giornali, solleticare la pancia delle persone e non risolvere i problemi».

La rottura  
Una rottura sicuramente insanabile con Giordana coincide, con il giro di boa dell'amministrazione Appendino. E anche per questo in molti si aspettano un cambio di passo in Comune. Una presa di distanza dal passato. Giordana dal passato si allontana a tutta velocità e giustifica la scelta come una presa di coscienza: «Per chi si chiedesse il perché di queste parole: la nostra vita è troppo breve per permetterci di pregiudicare con scelte scellerate il destino di milioni di persone che verranno. Lo considero un dovere morale».
Luca Ferrua

(La Stampa 24 agosto)