La coscienza comune oggi
"Oggi per la coscienza comune non c'è nulla di più importante dell'io. Non esiste un'istanza superiore nell'arbitrio individuale, il quale ritiene di poter parlare, pensare, vestire e comportarsi esattamente come gli va, a meno che non venga costretto in senso contrario da un arbitrio più forte del suo. Ai nostri giorni sono diventate sentire comune le seguenti parole, un tempo solitarie e scandalose, di Max Sturner:
La mia causa non è il divino nell'umano, non è ciò che è vero, buono, giusto, libero, ecc., Bensì solo ciò che è mio e non è una causa generale, ma - unica, così come io stesso sono unico. Non c'è nulla che mi importi più di me stesso!
Viviamo immersi in un clima culturale che oggi pare inarrestabile denominato nichilismo, intendendo con questo termine il fatto che gli ideali su cui da sempre l'umanità conveniva (il bene, la giustizia, l'amore, la fedeltà, l'ordine, l'armonia, la verità) si ritrovano senza fondamento e sono ricondotti dalla coscienza al puro nulla, al nihil. La storia aveva già conosciuto queste idee, perché la storia conosce tutto e non vi è nulla di nuovo sotto il suo sole: così per esempio Hegel descriveva lo spirito degli antichi sofisti, tra cui Pitagora e Borgia: «Io mi pongo come fine il mio piacere, la mia vanità, la mia fama, il mio onore, la mia particolare soggettività». La peculiarità del nostro tempo consiste però nel fatto che quello che prima era una filosofia di pochi intellettuali, ora è il sentire maggioritario, la convinzione più diffusa, la filosofia vincente, lo spirito delle masse."
Vito Mancuso, Il bisogno di pensare, Garzanti Editore, pagine 118-119