Il sacerdote
Don Virginio e una vita a fare da scudo alle ingiustizie
MILANO. È stato tra i primi ad esprimere solidarietà al sindaco di Riace, Mimmo Lucano, perché anche don Virginio Colmegna, oggi , 73enne, più volte nella sua lunga e ininterrotta storia a difesa degli emarginati italiani e stranieri, si è messo "contro" la legge, ponendo al primo posto «il rispetto della giustizia e della dignità umana». Come quando, nell'estate del 2005, si mise fisicamente davanti alle ruspe del Comune, guidato allora da Letizia Moratti, per impedire lo sgombero di un campo rom pieno di bambini. Famiglie rom che poi ospitò a lungo nell'auditorium della "sua" Casa della carità, la fondazione di Crescenzago, inaugurata nel 2002 dal cardinale Carlo Maria Martini, che era stato suo maestro e guida spirituale. Nel giorno in cui ha ricevuto il premio "Cittadino europeo dell'anno" al Parlamento di Bruxelles, don Virginio si è detto «preoccupato, nel vedere che la questione dell'immigrazione, anziché essere affrontata nel rispetto della legalità, della cultura dell'accoglienza e della garanzia dei diritti umani, è invece gestita dai singoli Paesi con interventi che guardano solamente ai propri interessi nazionali, dimenticando la solidarietà, uno dei valori fondanti dell'Unione».
Zita Dazzi
(la Repubblica 9 ottobre)
Don Virginio e una vita a fare da scudo alle ingiustizie
MILANO. È stato tra i primi ad esprimere solidarietà al sindaco di Riace, Mimmo Lucano, perché anche don Virginio Colmegna, oggi , 73enne, più volte nella sua lunga e ininterrotta storia a difesa degli emarginati italiani e stranieri, si è messo "contro" la legge, ponendo al primo posto «il rispetto della giustizia e della dignità umana». Come quando, nell'estate del 2005, si mise fisicamente davanti alle ruspe del Comune, guidato allora da Letizia Moratti, per impedire lo sgombero di un campo rom pieno di bambini. Famiglie rom che poi ospitò a lungo nell'auditorium della "sua" Casa della carità, la fondazione di Crescenzago, inaugurata nel 2002 dal cardinale Carlo Maria Martini, che era stato suo maestro e guida spirituale. Nel giorno in cui ha ricevuto il premio "Cittadino europeo dell'anno" al Parlamento di Bruxelles, don Virginio si è detto «preoccupato, nel vedere che la questione dell'immigrazione, anziché essere affrontata nel rispetto della legalità, della cultura dell'accoglienza e della garanzia dei diritti umani, è invece gestita dai singoli Paesi con interventi che guardano solamente ai propri interessi nazionali, dimenticando la solidarietà, uno dei valori fondanti dell'Unione».
Zita Dazzi
(la Repubblica 9 ottobre)