domenica 21 ottobre 2018

Intervista

"Quel modello è l'unica via per salvare i piccoli paesi esportiamolo in tutta Italia"

ROMA. «Riace è un modello politico di integrazione riuscita. Smantellarlo e deportare i migranti che lì si sono ambientati, lì hanno costruito una vita dignitosa è un grave errore, sia sul piano morale che su quello economico. Gli Sprar sono il vero cuore dell'antirazzismo, esperienze virtuose che adesso rischiano di morire».
Angelo Moretti è il coordinatore della Caritas di Benevento, ma è anche uno dei protagonisti della rete dei "Comuni Welcome", ossia un gruppo di Comuni che tra Sannio e Irpinia, accogliendo i migranti, hanno restituito vita a borghi spopolati e dimenticati. E in questi giorni Moretti e i suoi collaboratori stanno girando l'Italia con il "Camper del Welcome".
Moretti, perché girate l'Italia?
«Chiamati dai sindaci, andiamo nei piccoli paesi che rischiano l'estinzione, a raccontare che l'integrazione tra italiani e stranieri non solo è possibile ma è anche un mezzo per far rivivere le loro comunità».
E qual è la vostra esperienza?
«Nei 12 Comuni che hanno accolto piccoli gruppi di migranti con il sistema Sprar, utilizzando cioè i fondi messi a disposizione l'accoglienza, i paesi sono rinati. Abbiamo aperto cooperative tra italiani e stranieri, i bambini hanno ripopolato le scuole deserte».
Come Riace quindi?
«Sì, Riace ha aperto la strada, ma forse si è ingrandito troppo. Il nostro progetto va più in là, per questo si chiama "Welcome". Noi applichiamo il modello di accoglienza degli Sprar non solo ai migranti ma anche agli italiani in condizioni di fragilità. Ad esempio i disabili mentali. Per loro lo stato paga delle rette per "ospitarli" in residenze assistite. Lasciati lì, senza futuro. Noi li portiamo fuori. Con quelle stesse rette abbiamo creato, in un borgo quasi disabitato, un albergo diffuso gestito proprio dai ragazzi con problemi. Perché sentirsi attivi cura e dà dignità».
I migranti fuori dai Cas, i mega centri di accoglienza e i "matti" fuori dalle cliniche?
Sì. Perché nei "Cas" gli stranieri sopravvivono senza un lavoro, senza dignità. Così come chi viene confinato in una clinica pagata dallo Stato. Ma sul fronte dei migranti adesso il decreto anti-Sprar di Salvini spazzerà via tutto».
Il rischio?
«Una bomba sociale. I migranti verranno di nuovo stipati nei centri di accoglienza, alla mercè del peggior caporalato. L'obiettivo è riportare tutto sotto il controllo del ministero dell'Interno, emarginando i Comuni che gestiscono gli Sprar».
Voi portate il "verbo" del Welcome. Come vi accolgono?
«All'inizio con diffidenza. Pensate a paesi abitati solo da anziani che si sono sentiti traditi dallo Stato. Vedono i migranti come usurpatori. Poi, quando capiscono che le terre potrebbero tornare fertili, le scuole riaperte, diventano felicemente sostenitori del progetto».
Maria Novella De Luca

(la Repubblica 15 ottobre)