venerdì 19 ottobre 2018

LA RABBIA DEI NO TAP CONTRO I 5 STELLE

La rabbia dei No Tap contro i 5S “Ci avete tradito, dimettetevi”

Di che cosa stiamo parlando

Il gasdotto Tap, lungo 870 chilometri e con un investimento di circa 45 miliardi di dollari, porterà il gas dall’Azerbaigian in Europa, con approdo finale nella spiaggia di Melendugno, una delle più belle d’Italia. Contro l’opera si è schierata la comunità locale e da sempre anche il Movimento 5 Stelle che aveva promesso di bloccare l’opera, una volta arrivati al governo, nel giro di pochi giorni.

Dicono che non esistono compromessi: “O si blocca l’opera, oppure devono dimettersi. Noi non faremo sconti: ci comporteremo come con il governo del Pd”. Il sindaco di Melendugno, Marco Potì, quando alle 21:30 di ieri sera è entrato a Palazzo Chigi per incontrare il premier Giuseppe Conte insieme con consiglieri regionali e parlamentari pugliesi dei 5 Stelle sapeva perfettamente che sulle sue spiagge si gioca una delle partite politiche più importanti del Paese, forse la più importante. Oggi Tap – la multinazionale che sta costruendo un gasdotto lungo 870 chilometri che dall’Azerbaigian dovrà portare gas in Europa, o meglio in Italia, nella spiaggia di Melendugno, tra le più belle d’Italia – dovrà riprendere i lavori per la realizzazione dell’opera. E al momento, nonostante le promesse in campagna elettorale, il Governo non ha mosso un dito per bloccare il progetto. Quando il sindaco, passate le 23 è uscito, sapeva che l’ultima carta che c’era da giocare, era stata giocata.
“Tap ha commesso irregolarità” ha detto Potì, facendo riferimento anche a un esposto presentato alla procura di Lecce da tre parlamentari 5 Stelle. “L’opera si fermerà per responsabilità di Tap stessa”. Quelle presunte irregolarità sono state messe sul tavolo ieri dai consiglieri regionali 5 Stelle pugliesi che hanno presentato un dossier nelle mani di Conte e del ministro per il Mezzogiorno, Barbara Lezzi, e quello dell’Ambiente, Sergio Costa, che oggi gli uffici verificheranno.
I tecnici di Palazzo Chigi ancora ieri pomeriggio erano convinti che non c’erano strade per bloccare l’opera: le autorizzazioni anche quelle per i lavori in mare che secondo i sindaci e i Comitati No Tap, non esistono, sarebbero in regola. Così come da ordinanze della Capitaneria di Porto. Il tema della posidonia, la pianta marina che sarebbe in pericolo con la realizzazione del gasdotto oggetto della maggior parte delle osservazioni presentate ieri sera, secondo gli uffici del ministro dell’Ambiente, non è sufficiente a bloccare i lavori. E’ possibile che si provi a fare melina ancora per qualche settimana, visto che a novembre l’esito dell’incidente probatorio disposto dal tribunale di Lecce (dove sono indagati i vertici Tap) sul tema della legge Seveso, potrebbe cambiare le carte in tavola. Ma per il momento, dicevano ancora ieri i tecnici ministeriali, “non ci sono elementi per bloccare tutto. Abbiamo preso il dossier in una fase troppo avanzata. Ballano 20 miliardi di penale”.
Una posizione che, però, mette i No Tap sulla linea durissima. A Melendugno i 5 Stelle hanno raccolto il 67 per cento di consensi. “L’unico atto possibile sono le dimissioni dei parlamentari dopo il tradimento”, dicevano ieri pomeriggio gli attivisti a Brindisi, nel cui porto è ormeggiata la nave Adhemar, che per prima inizierà gli interventi davanti alla spiaggia di località San Basilio. Davanti alla Adhemar hanno manifestato con slogan e striscioni, in rappresentanza non soltanto di Melendugno ma di tutti i tredici comuni del Salento che saranno attraversati per connettere il Tap alla rete Snam. Cinquantacinque chilometri tutti da costruire, che si aggiungono agli otto previsti a Melendugno. E sui quali già da un anno e mezzo si consuma il braccio di ferro tra la popolazione e la multinazionale.
Tra gli ulivi secolare e i muretti a secco, dalla primavera 2017, si sono viste proteste e sabotaggi. Circa 150 attivisti No Tap sono stati multati per l’occupazione delle strade e denunciati per le manifestazioni. Insieme a loro anche i cittadini di Melendugno, che il 6 dicembre dello scorso anno chiusero negozi, scuole e attività in segno di lutto. Solo qualche mese prima, ad aprile, per strada erano scese le mamme con i bambini e la loro presenza aveva costretto le forze dell’ordine a togliere i caschi e lasciar passare i manifestanti. Proprio le mamme No Tap hanno scritto una lettera al premier Giuseppe Conte, ricordando gli sforzi fatti per difendere il territorio: “Il Salento si è fidato e affidato alle vostre fresche promesse – scrivono – Ora chiediamo solo di tener fede agli impegni assunti”.
Foschini – Spagnolo – Repubblica 16 ottobre