La
rabbia dei No Tap contro i 5S “Ci avete tradito, dimettetevi”
Di
che cosa stiamo parlando
Il
gasdotto Tap, lungo 870 chilometri e con un investimento di circa 45
miliardi di dollari, porterà il gas dall’Azerbaigian in Europa,
con approdo finale nella spiaggia di Melendugno, una delle più belle
d’Italia. Contro l’opera si è schierata la comunità locale e da
sempre anche il Movimento 5 Stelle che aveva promesso di bloccare
l’opera, una volta arrivati al governo, nel giro di pochi giorni.
Dicono
che non esistono compromessi: “O si blocca l’opera, oppure devono
dimettersi. Noi non faremo sconti: ci comporteremo come con il
governo del Pd”. Il sindaco di Melendugno, Marco Potì, quando alle
21:30 di ieri sera è entrato a Palazzo Chigi per incontrare il
premier Giuseppe Conte insieme con consiglieri regionali e
parlamentari pugliesi dei 5 Stelle sapeva perfettamente che sulle sue
spiagge si gioca una delle partite politiche più importanti del
Paese, forse la più importante. Oggi Tap – la multinazionale che
sta costruendo un gasdotto lungo 870 chilometri che dall’Azerbaigian
dovrà portare gas in Europa, o meglio in Italia, nella spiaggia di
Melendugno, tra le più belle d’Italia – dovrà riprendere i
lavori per la realizzazione dell’opera. E al momento, nonostante le
promesse in campagna elettorale, il Governo non ha mosso un dito per
bloccare il progetto. Quando il sindaco, passate le 23 è uscito,
sapeva che l’ultima carta che c’era da giocare, era stata
giocata.
“Tap
ha commesso irregolarità” ha detto Potì, facendo riferimento
anche a un esposto presentato alla procura di Lecce da tre
parlamentari 5 Stelle. “L’opera si fermerà per responsabilità
di Tap stessa”. Quelle presunte irregolarità sono state messe sul
tavolo ieri dai consiglieri regionali 5 Stelle pugliesi che hanno
presentato un dossier nelle mani di Conte e del ministro per il
Mezzogiorno, Barbara Lezzi, e quello dell’Ambiente, Sergio Costa,
che oggi gli uffici verificheranno.
I
tecnici di Palazzo Chigi ancora ieri pomeriggio erano convinti che
non c’erano strade per bloccare l’opera: le autorizzazioni anche
quelle per i lavori in mare che secondo i sindaci e i Comitati No
Tap, non esistono, sarebbero in regola. Così come da ordinanze della
Capitaneria di Porto. Il tema della posidonia, la pianta marina che
sarebbe in pericolo con la realizzazione del gasdotto oggetto della
maggior parte delle osservazioni presentate ieri sera, secondo gli
uffici del ministro dell’Ambiente, non è sufficiente a bloccare i
lavori. E’ possibile che si provi a fare melina ancora per qualche
settimana, visto che a novembre l’esito dell’incidente probatorio
disposto dal tribunale di Lecce (dove sono indagati i vertici Tap)
sul tema della legge Seveso, potrebbe cambiare le carte in tavola. Ma
per il momento, dicevano ancora ieri i tecnici ministeriali, “non
ci sono elementi per bloccare tutto. Abbiamo preso il dossier in una
fase troppo avanzata. Ballano 20 miliardi di penale”.
Una
posizione che, però, mette i No Tap sulla linea durissima. A
Melendugno i 5 Stelle hanno raccolto il 67 per cento di consensi.
“L’unico atto possibile sono le dimissioni dei parlamentari dopo
il tradimento”, dicevano ieri pomeriggio gli attivisti a Brindisi,
nel cui porto è ormeggiata la nave Adhemar, che per prima inizierà
gli interventi davanti alla spiaggia di località San Basilio.
Davanti alla Adhemar hanno manifestato con slogan e striscioni, in
rappresentanza non soltanto di Melendugno ma di tutti i tredici
comuni del Salento che saranno attraversati per connettere il Tap
alla rete Snam. Cinquantacinque chilometri tutti da costruire, che si
aggiungono agli otto previsti a Melendugno. E sui quali già da un
anno e mezzo si consuma il braccio di ferro tra la popolazione e la
multinazionale.
Tra
gli ulivi secolare e i muretti a secco, dalla primavera 2017, si sono
viste proteste e sabotaggi. Circa 150 attivisti No Tap sono stati
multati per l’occupazione delle strade e denunciati per le
manifestazioni. Insieme a loro anche i cittadini di Melendugno, che
il 6 dicembre dello scorso anno chiusero negozi, scuole e attività
in segno di lutto. Solo qualche mese prima, ad aprile, per strada
erano scese le mamme con i bambini e la loro presenza aveva costretto
le forze dell’ordine a togliere i caschi e lasciar passare i
manifestanti. Proprio le mamme No Tap hanno scritto una lettera al
premier Giuseppe Conte, ricordando gli sforzi fatti per difendere il
territorio: “Il Salento si è fidato e affidato alle vostre fresche
promesse – scrivono – Ora chiediamo solo di tener fede agli
impegni assunti”.