martedì 30 ottobre 2018

LE PAROLE PER DIRLO


Oggi una giovane ragazza mi ha detto: "Mia nonna, valdese, legge sempre i tuoi articoli sull'Eco".
Questa sera un signore dai tratti molto distinti mi ha detto: "La ringrazio dei suoi articoli sull'Eco. Li leggo sempre. Io sono valdese, di S. Germano".
Ora sono qui nel mio studio a notte fonda. Ripenso alla mia giornata. Nei tre motivi di gratitudine con cui sono solito concludere le mie giornate 
metto questi amici valdesi: la nonna (che ha la mia età) e il signore di S. Germano.
Loro, di confessione diversa dalla mia, leggono i miei articoli. Mi colpisce molto questo fatto.
Ed allora aggiungo un altro motivo di gratitudine: ringrazio i pastori, i vescovi, i preti, i fedeli che in questi ultimi decenni hanno lavorato
per favorire questo dialogo tra cattolici e valdesi.
Ora io ne raccolgo i frutti. Grazie! E penso: Pinerolo ha tutti gli strumenti per diventare la patria del dialogo, un vero laboratorio di dialogo.
Questo è il nostro futuro. La società civile ha adottato una cattiva idea di laicità.
Laico è diventato sinonimo di neutro.
Per essere laici occorre tener lontano ogni riferimento al religioso.
Nel nostro mondo essere religiosi è diventata una "malattia". Via i riferimenti religiosi dalla scuola, via ai riferimenti religiosi dalla politica, via i riferimenti religiosi
nel dibattito sulle cose fondamentali della vita: la salute, l'istruzione, l'amministrazione, la festa. Per essere laici occorre essere neutri.
Occorre tenere le equidistanze. Occorre cancellare le varie fedi religiose. Che tristezza! Così facendo si è solo un po' più poveri!
La religione non è una malattia, non è una "deviazione psichica". Il vero concetto di laicità non è quello "a-religioso", ma quello che crea spazi
di incontro tra le diversità, che regola l'incontro delle diversità. Comprese le diversità religiose.
Certo noi cattolici, per primi, dobbiamo imparare ad entrare nello spazio pubblico con umiltà e spirito di ricerca.
Con l'impegno di tradurre la nostra fede per tutti (Habermas) e con la voglia di imparare da tutti (Papa Francesco).
In particolare noi credenti insieme (cattolici, valdesi, ortodossi...) dobbiamo condividere la voglia di essere capaci di portare un 
contributo al dibattito pubblico, anzi al cammino della nostra società. Senza paura di esporci e senza la frenesia di 
difendere la nostra identità. Non si tratta di difenderci, ma di regalare ciò che di buono abbiamo per la costruzione del bene comune,
per aiutare tutti nella faticosa ricerca di una senso della vita. Lo so che qualche credente dirà: "se facciamo così, se ci esponiamo troppo
finiamo nel relativismo; alla fine diremo anche noi che va bene tutto". No amici! Il relativismo non si combatte con la voglia di imporre 
le proprie idee, ma con il coraggio serio del dialogo. Nel dialogo, riconoscendo il valore dell'altro, puoi ritrovare la verità
di te. E nello stesso tempo puoi accompagnare l'altro verso la verità che è comune. Proprio come nelle discussioni tra 
marito e moglie; alla fine non è importante scovare chi ha ragione, ma è importante capirsi e ritrovarsi più uniti.

Derio Olivero, Vescovo di Pinerolo

L'Eco del Chisone - 17/10/2018