mercoledì 31 ottobre 2018

 Cinquanta'anni per avere l'acqua, Reggio festeggia la fine della sete

Basta serbatoi sui tetti, bacinelle in casa, taniche di riserva e docce a cronometro. Fine dei consumi record di acqua minerale per sostituire quella salata ed inutilizzabile che viene giù dai rubinetti. Ci sono voluti 50 anni, ma anche a Reggio Calabria la grande sete è finita. Da ieri, l'acqua della Diga sul Menta, fiumara incastrata fra le montagne aspromontane, arriva in città e sulla riva calabrese dello Stretto sembra quasi una rivoluzione. Poco importa se il vento di scirocco spazza le strade o le piogge torrenziali le allagano. Quando da una delle fontane di Reggio ricomincia a sgorgare l'acqua, è festa:" Ha smesso di funzionare quando ero giovane", dice l'ultraottuagenaria signora Pina, residente storica del quartiere San Paolo, arrivata diligente con la sua bottiglietta nonostante la bufera in corso, per provare l'acqua del sindaco.
Soddisfatto come se avesse vinto alla lotteria il proprietario del bar accanto alla chiesa:"Adesso non dovrò più chiudere il locale perché non c'è acqua per far funzionare i bagni". 
Ma sono in tanti i reggini pronti a mettersi in fila alla fontana. Perché in città è da troppo tempo che non si può fare. Costruita su sette fiumare, Reggio per mezzo secolo ha sofferto la sete. Colpa di una crisi idrica strutturale e di pozzi costruiti sulla costa e che in fretta il mare si è ripreso, contaminando l'acqua e obbligando le amministrazioni a costosi processi di desalinizzazione e a usare pompe di sollevamento per alimentare l'acquedotto. Risultato: costi e tributi alle stelle, acqua di pessima qualità e spesso mancante per i continui guasti. Per risolvere il problema già negli anni 60 si era pensato di far ricorso all'acqua del vicino Aspromonte e nel '69 il piano è stato approvato. Ma è stato necessario aspettare ancora 10 anni per il via libera del Consiglio dei Lavori pubblici, altri 5 per la posa della prima pietra, poi 20 per il completamento dell'invaso, altri decenni per le condotte. In mezzo progettazioni, varianti, sprechi, controversie con le ditte, rifinanziamenti che hanno fatto lievitare i costi dai 56 miliardi di lire messi da Cassa depositi e prestiti agli attuali 250 milioni di euro. Gli ultimi 25 li ha messi cinque anni fa la regione, poco dopo l'elezione del governatore Mario Olivero.

Alessia Candito, La Repubblica 29/10/18