PORTI APERTI AI RIFUGIATI NELLE ISOLE DI JACINDA
In Nuova Zelanda il governo guidato dalla laburista Jacinda Ardern ha annunciato che alzerà la quota annuale di rifugiati da mille a 1,500 e predisporrà più centri di ricollocamento su tutto il territorio. L'incremento non avverrà prima di luglio 2020, ma in un momento in cui molti Paesi chiudono all'arrivo di migranti, la scelta di Wellington appare in controtendenza, trasformando l'arcipelago in un simbolo di solidarietà. Alla domanda del perché siano previsti quasi due anni per attuare il nuovo programma la stessa premier ha risposto che «è necessario per assicurarci lo spazio e le strutture adeguati». Finora, infatti, il Centro principale è stato quello di Mangere, sottoposto a totale ristrutturazione con uno stanziamento di oltre 13 milioni di euro.
L'aumento del numero di rifugiati rappresenta un passo storico, se si pensa che questo è stato il primo anno in cui ne sono stati ammessi mille, mentre per oltre tre decenni, dal 1987, la quota è rimasta ferma a 750. Non è ancora chiaro dove sorgeranno i nuovi centri di accoglienza, mentre sono stati previsti finanziamenti per alloggi pubblici che andranno a ospitare altre 150 famiglie di rifugiati. E non è mancata la protesta del leader del Partito nazionalista, Simon Bridges, secondo cui l'annuncio è frutto di un "accordo segreto" tra i laburisti e i populisti di Winston Peters. La notizia del nuovo programma neozelandese per l'immigrazione è arrivata pochi giorni dopo il Forum delle isole del Pacifico di Nauru, isola-nazione dove vengono deportati, a seguito di una intesa, i migranti che tentano di arrivare via mare in Australia. In quell'occasione la premier neozelandese non si era espressa in materia, proprio per non creare troppe aspettative tra le migliaia di rifugiati costretti a vivere nei campi.
Simona Verrazzo
(Il Venerdì 12 ottobre)
In Nuova Zelanda il governo guidato dalla laburista Jacinda Ardern ha annunciato che alzerà la quota annuale di rifugiati da mille a 1,500 e predisporrà più centri di ricollocamento su tutto il territorio. L'incremento non avverrà prima di luglio 2020, ma in un momento in cui molti Paesi chiudono all'arrivo di migranti, la scelta di Wellington appare in controtendenza, trasformando l'arcipelago in un simbolo di solidarietà. Alla domanda del perché siano previsti quasi due anni per attuare il nuovo programma la stessa premier ha risposto che «è necessario per assicurarci lo spazio e le strutture adeguati». Finora, infatti, il Centro principale è stato quello di Mangere, sottoposto a totale ristrutturazione con uno stanziamento di oltre 13 milioni di euro.
L'aumento del numero di rifugiati rappresenta un passo storico, se si pensa che questo è stato il primo anno in cui ne sono stati ammessi mille, mentre per oltre tre decenni, dal 1987, la quota è rimasta ferma a 750. Non è ancora chiaro dove sorgeranno i nuovi centri di accoglienza, mentre sono stati previsti finanziamenti per alloggi pubblici che andranno a ospitare altre 150 famiglie di rifugiati. E non è mancata la protesta del leader del Partito nazionalista, Simon Bridges, secondo cui l'annuncio è frutto di un "accordo segreto" tra i laburisti e i populisti di Winston Peters. La notizia del nuovo programma neozelandese per l'immigrazione è arrivata pochi giorni dopo il Forum delle isole del Pacifico di Nauru, isola-nazione dove vengono deportati, a seguito di una intesa, i migranti che tentano di arrivare via mare in Australia. In quell'occasione la premier neozelandese non si era espressa in materia, proprio per non creare troppe aspettative tra le migliaia di rifugiati costretti a vivere nei campi.
Simona Verrazzo
(Il Venerdì 12 ottobre)