martedì 23 ottobre 2018

QUESTO È UN UOMO

«Per amici. Parlo di quelle persone senza colore.
Che ti fanno parte di loro stessi in modo o nell'altro.
Anime che ti stanno accanto.
E che, a volte, anche senza una parola aprono i tuoi orizzonti, nel riflesso di un sorriso, un abbraccio.
Vengo dal Mali, abito in Italia e non vivo da nessuna parte.
Privo di mia madre.
Di mio padre.
Dei miei fratelli.
Tutti amori conosciuti, obbligati, ma veri.
Volevo dirlo, a chi dice che noi abbiamo trovato il paradiso qui».
Questo brano è tratto da "La cosa buffa" in Sogni di un uomo (Youcanprint ed.).

"Sono nero di pelle, umano di esistenza ma soprattutto sono vivo.
E ciò mi rende un miracolo come tutti gli altri che sono vivi.
Sì, potrei oppormi a Salvini.
Raccogliere il popolo degli arrabbiati per fare un'armata del Niente contro il niente.
Ma finirei per cadere in quel vuoto in cui essi fanno piombare il mondo.
Sì, potrei brandire la spada nel nome del colore della mia pelle.
Sfruttato e deriso. Ma cosi, armerei altre braccia in difesa di refurtiva che il tempo giustifica.
Io faccio parte di quelli che non vogliono che i loro figli siano destinati alla guerra.
Né con le armi, né tantomeno in questa società. Potrei essere nero, ma resto Uomo.
Così come è giusto essere chiunque si sia».
Questo brano, invece è tratto da "Dovrei essere indotto a dirlo" sempre in Sogni di un uomo. L'autore, Soumaila Diawara, 30 anni, nato in Mali, ha dedicato queste sue poesie "ai fratelli e le sorelle approdati finalmente in Italia dopo essere stati salvati dalla nave Diciotti».
Non riesco a trovare parole migliori per dare il mio benvenuto a tutti coloro che arriveranno, che ce la faranno. Nonostante il Salvini di turno.
Federico Tulli

(Adista 29 settembre)