Campanili e campane
Nel 1566 al tempio della giovane parrocchia riformata di Pragelato fu aggiunta la torre campanaria. I pastori Philippe Pastre e Claude Perron e il Concistoro fecero incidere sulla campana la data, seguita dal versetto in lingua francese «une foi, un baptȇme», tratto dalla lettera di Paolo agli Efesini, 4, 5: «Vi è un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo». Mentre, finita la prima guerra di religione, le Valli godevano un periodo di pace e la Chiesa cattolica inutilmente perseguiva il suo ristabilimento sul territorio, la Chiesa riformata con quel versetto esprimeva una forte esigenza di unità e comunione che dovevano realizzarsi e rafforzarsi attorno a una fede comune e al battesimo, sacramento di ingresso che incorporava a Cristo.
Questo campanile e gli altri campanili delle Valli non avevano i quadranti con le lancette degli orologi meccanici, di cui erano dotati già alcuni campanili nelle città, e la campana non scandiva le ore della giornata. Il campanile però richiamava anche da distante l'esistenza e la centralità del tempio e la campana veniva suonata per convocare ai culti cui ogni fedele doveva partecipare: il primo culto della domenica mattina, la piccola preghiera della domenica pomeriggio e le preghiere del martedì e del giovedì.
La visibilità del Campanile e il suono della campana segnavano e rivendicavano come una bandiera la presenza della comunità della Chiesa riformata. A causa di ciò nei territori «vietati» al di fuori del ghetto valdese la repressione in alcuni periodi prese di mira i campanili lasciando per il momento sopravvivere i templi. Così accadde a Villar Perosa nel 1632 quando, in una giornata di tempesta, grandine e vento, con l'intervento della forza pubblica la campana fu deposta e il pinnacolo del campanile fu demolito.
Piercarlo Pazè
(L'Eco delle Valli valdesi, novembre)