BRACCIO
DI FERRO TRA EBREI E CRISTIANI SULLA CONFISCA DELLE PROPRIETA’
ECCLESIALI IN ISRAELE
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TEL AVI-ADISTA.
Ci risiamo. Per la terza volta nell'arco del solo 2018, Israele
cerca di aggredire i patrimoni dei cristiani all'interno del proprio
territorio. In seno alla knesset, infatti, è tornata all'ordine del
giorno la discussione di un provvedimento che mira alla confisca
delle proprietà ecclesiali appartenenti alle varie comunità
cristiane. Presentato come un disegno di legge per i diritti degli
inquilini, come si legge sulle pagine del The
Times of Israel, il progetto
mirerebbe a salvaguardare i residenti delle proprietà assegnate ai
”vari enti“ sui contratti di locazione della durata di 99 anni
stipulati negli anni ‘50. Secondo il giornale, non ci sarebbe
menzione esplicita delle realtà religiose non ebraiche ed il
ministro della Cooperazione regionale, Tzachi
Hanegbi, si è affrettato già nella
giornata di martedì 23 ottobre a rassicurare le maggiori Chiese di
Gerusalemme che <>.
Tuttavia,
dello stesso avviso sono il patriarca greco ortodosso di Gerusalemme,
Teofilo III,
il patriarca Armeno di Gerusalemme, Nourhan
Manougian e Francesco
Patton, Custode di Terrasanta, che
il 19 ottobre, con una lettera indirizzata al Premier israeliano
Benyamin Netanyahu,
hanno espresso la loro sgradevole << sorpresa nell'apprendere
che questo disegno umiliante sarà all'ordine del giorno del
Comitato di legge del Knesset domenica ( 28 ottobre, ndr)>>
chiedendole << nuovamente>>, ma soprattutto << una
volta per tutte>>, il ritiro.
La
lettera, dai toni duri e perentori, è solo l'ultima di una serie che
i leader cristiani hanno indirizzato al Governo di Israele
dall'inizio dell'anno, quando la querelle sulle proprietà delle
Chiese cristiane è esplosa.
Da
principio, il tentativo di aggressione dei patrimoni ecclesiali si è
manifestato con la volontà del sindaco di Gerusalemme Nir
Barkat di istituire, a partire da
febbraio, la cosiddetta ”Arnona“, la tassa israeliana per
l'edilizia abitativa, da cui le Chiese sono sempre state esentate
dall'epoca ottomana. Il provvedimento si sostanziava nella richiesta
di ben 53 milioni di dollari (stime del quotidiano israeliano
Haaretz),
a titolo di tasse arretrate, per attività con toni solo velatamente
pressanti: <>.
(Alessandra
Carloni) Adista
3 novembre 2018 - N. 38