mercoledì 7 novembre 2018

Oltre l'indifferenza, contro ogni forma di razzismo, per l'ospitalità

 2. Della vita di Abramo nostro padre - Avraham avinu, come da sempre dice la prima pagina di Sefer - che è padre nella fede per ebrei, cristiani e musulmani, la tradizione rabbinica sottolinea che abitava in una tenda aperta su tutti e quattro i lati, sì che da ogni punto cardinale e da ogni latitudine egli potesse farvi entrare i viandanti. L'ospitalità è il maggior tratto umano della personalità di Abramo, che addirittura scendeva sulla polverosa via ad attenderli e sebbene anziano "correva" lui stesso, dice il testo biblico, a servirli. Tra i libri che stanno alla base della fede sia ebraica sia cristiana, vi è il piccolo ma straordinario libro di Rut: è una storia (tutta al femminile) di due immigrazioni: quella di Naomi e della sua famiglia nelle terre di Moab, per sfuggire una carestia, e quella di Rut la moabita dalla terra dei suoi padri in eretz Israel, nella terra di Israele. Simbolicamente Rut accoglie Naomi, rimasta vedova, e Naomi accoglie Rut, vedova a sua volta e soprattutto straniera. Da questa storia di accoglienza nasce il re Davide e dunque il messia. Il messia figlio di immigrati, o di nomadi, o di cercanti asilo... Ebrei e cristiani conoscono le implicazioni di queste storie, di queste immagini. Esse non sono un pio consiglio, ma un comando divino: "Quando bacchierai i tuoi ulivi, non tornerai indietro a ripassare i rami: saranno per lo straniero, l'orfano e la vedova; quando vendemmierai la tua vigna, non tomerai indietro a racimolare: sarà per lo straniero, l'orfano e la vedova. Ti ricorderai che sei stato schiavo nel paese d'Egitto, perciò ti comando di fare questa cosa" (Devarim/Dt 24.20-22).

Studi, Fatti, Ricerche - settembre 2018