Relazione Dio, cosmo, uomo
Nel riconoscere questa diafania di Dio nell'universo, l'essere umano prende consapevolezza della presenza del mistero in ogni luogo. Si tratta del mistero che fa saltare le montagne "come atleti e le colline come agnelli" (Sl 114,4). Non è possibile riflettere sul mistero di Dio e dell'uomo senza "ascoltare il mondo. L'uomo non sta solamente lodando Dio. Lodarlo è unirsi a tutte le cose nel suo inno rivolto a Lui. La nostra comunione con la natura è una comunione di lode. Tutti gli esseri lodano Dio. Vivono una comunione di lode" (Heschel, 1975, p. 128).
La coscienza e l'attenzione cosmoteandrica
Per esprimere questa intima relazione che comprende il cosmo umano, Dio e l'umano in un'unica avventura spirituale, Raimon Panikkar ha creato l'espressione "intuizione cosmoteandrica". È stata la modalità che ha trovato per arricchire il teandrismo della tradizione cristiana occidentale con l'apertura cosmica della tradizione ortodossa. La novità è nell'introduzione del cosmo, del mondo, della materia fino ad allora non considerati nella spiritualità cristiana tradizionale quando non, molte volte, identificati come il male. Il cosmo, Dio e l'uomo sono tre dimensioni costitutive del reale: una dimensione di infinito e libertà che chiamiamo divino; una dimensione di coscienza che denominiamo umana; e una dimensione corporale o materiale che definiamo cosmo" (Panikkar, 1998, p. 133-135). È l'interpretazione di queste tre dimensioni che rende impossibile ridurre l'esperienza di Dio a quello che è puramente immanente o trascendentale. Detto in altra maniera: si tratta di un'avventura sostanzialmente relazionale che rende possibile accedere alla complessità dell'esperienza mistica.
L'esperienza cosmoteandrica domanda un'attenzione particolare al quotidiano. C'è qui una ricca sintonia con l'esperienza zen buddista, per la quale il cuore quotidiano è il cammino (Shibata, 1968, p. 79). Nella visione di uno dei grandi pensatori della tradizione zen, Daisetz Teitaro Suzuki, la verità non è fuori dal tempo, ma si rivela nelle cose concrete della vita quotidiana. È nella vita comune che si dà la mistica.
Faustino Teixeira, Per una mistica dell'ospitalità, Pazzini Editore, pag. 146
Nel riconoscere questa diafania di Dio nell'universo, l'essere umano prende consapevolezza della presenza del mistero in ogni luogo. Si tratta del mistero che fa saltare le montagne "come atleti e le colline come agnelli" (Sl 114,4). Non è possibile riflettere sul mistero di Dio e dell'uomo senza "ascoltare il mondo. L'uomo non sta solamente lodando Dio. Lodarlo è unirsi a tutte le cose nel suo inno rivolto a Lui. La nostra comunione con la natura è una comunione di lode. Tutti gli esseri lodano Dio. Vivono una comunione di lode" (Heschel, 1975, p. 128).
La coscienza e l'attenzione cosmoteandrica
Per esprimere questa intima relazione che comprende il cosmo umano, Dio e l'umano in un'unica avventura spirituale, Raimon Panikkar ha creato l'espressione "intuizione cosmoteandrica". È stata la modalità che ha trovato per arricchire il teandrismo della tradizione cristiana occidentale con l'apertura cosmica della tradizione ortodossa. La novità è nell'introduzione del cosmo, del mondo, della materia fino ad allora non considerati nella spiritualità cristiana tradizionale quando non, molte volte, identificati come il male. Il cosmo, Dio e l'uomo sono tre dimensioni costitutive del reale: una dimensione di infinito e libertà che chiamiamo divino; una dimensione di coscienza che denominiamo umana; e una dimensione corporale o materiale che definiamo cosmo" (Panikkar, 1998, p. 133-135). È l'interpretazione di queste tre dimensioni che rende impossibile ridurre l'esperienza di Dio a quello che è puramente immanente o trascendentale. Detto in altra maniera: si tratta di un'avventura sostanzialmente relazionale che rende possibile accedere alla complessità dell'esperienza mistica.
L'esperienza cosmoteandrica domanda un'attenzione particolare al quotidiano. C'è qui una ricca sintonia con l'esperienza zen buddista, per la quale il cuore quotidiano è il cammino (Shibata, 1968, p. 79). Nella visione di uno dei grandi pensatori della tradizione zen, Daisetz Teitaro Suzuki, la verità non è fuori dal tempo, ma si rivela nelle cose concrete della vita quotidiana. È nella vita comune che si dà la mistica.
Faustino Teixeira, Per una mistica dell'ospitalità, Pazzini Editore, pag. 146