lunedì 17 dicembre 2018

Accordo sui migranti, ma l'Italia non c'è

L'accordo internazionale per una migrazione sicura, ordinata e regolare, il cosiddetto Global Compact delle Nazioni Unite firmato ieri dai rappresentanti di oltre 164 nazioni a Marrakech, in Marocco, ha diviso il pianeta in due: chi crede che le migrazioni si debbano governare, e chi invece le vuole fermare, quali che siano i mezzi necessari. Gran parte dei Paesi ha accolto il patto multilaterale senza troppe difficoltà: dopo tutto, è solo la base per una collaborazione, il cui scopo è quello di tutelare i diritti elementari e la vita stessa dei migranti, fermando il traffico di esseri umani ed evitando lo stillicidio dei morti.
Il documento in 23 punti è un risultato timido di lunghi mesi di negoziato, ed è stato espresso per di più in una forma giuridica molto prudente, non vincolante e rispettosa delle competenze nazionali. I Paesi firmatari hanno accolto l'invito di Antonio Guterres, segretario generale dell'Onu, il quale ha definito "una vergogna collettiva" il bilancio tragico dei migranti morti, "costo terribile di una migrazione non regolata", cioè oltre 60 mila in questi ultimi anni.
Il leader del Palazzo di Vetro ha premuto per un'adozione più vasta possibile, sottolineando che «l'intesa non viola la sovranità degli Stati, né crea nuovi diritti per migrare», ma si limita a ribadire la necessità del rispetto dei diritti umani. Guterres ha anche invitato a respingere la retorica populista: «Non si deve cedere alla paura o alle bugie» sul tema, ha insistito. A chiarire che su questo punto serva chiarezza e non slogan populistici, è intervenuta Angela Merkel, che ha garantito l'adesione della Repubblica Federale. La cancelliera ha sentito il bisogno di sottolineare che le migrazioni «sono un fenomeno normale» e che «se sono legali sono anche una cosa positiva».
Dall'altra parte ci sono i Paesi che di immigrazione preferiscono non parlare nemmeno. A voler affrontare fenomeni epocali con i muri e con le armi sono Stati Uniti, Ungheria, Repubblica ceca, Slovacchia, Polonia, Austria, Croazia, Slovenia, Bulgaria, Svizzera, Australia e Israele. Il governo italiano ha deciso di non partecipare al vertice, rinviando al Parlamento l'adozione o meno del testo.
Giampaolo Cadalanu

(la Repubblica 11 dicembre)