venerdì 14 dicembre 2018

I misteri della ditta Di Maio guidata dal padre senza cariche

POMIGLIANO - Una piccola azienda, tanti interrogativi. Ventitré giorni dopo, una certezza grava su Antonio Di Maio, ma le domande continuano ad aleggiare sul figlio, il vicepremier Luigi. Dopo il caso dei due piani tirati su e il condono ottenuto nel 2006, ora il padre del capo del M5s è all'attenzione della Procura di Nola per altri abusi edilizi. Dovrà fornire spiegazioni sulla costruzione dei quattro manufatti a Mariglianella. Così come appare chiaro, oggi, che l'imprenditore e geometra Antonio pagava anche in nero alcuni operai.  Restano, invece, da capire alcuni aspetti della gestione dell'impresa edile di famiglia, operante da anni sul territorio dell'hinterland napoletano.
Proprio su quella società si addensano nodi irrisolti. A cominciare dal fatto che Antonio non compare mai formalmente. La ditta individuale nata nel 2006, Ardima Costruzioni, è intestata a Paolina Esposito - insegnante oggi preside, madre di Luigi e moglie di Antonio - e risulta ancora attiva agli atti della Camera di Commercio. Questo nonostante il fatto che la Esposito abbia trasferito, il 30 dicembre 2013, con donazione, l'azienda ai figli Luigi (all'epoca appena eletto) e Rosalba che dal 2014 sono soci al 50 per cento della nuova Ardima srl. Una banale dimenticanza, forse. Mentre Antonio continua a lavorare, dietro i figli. «Sono pronto a rispondere dei miei errori (...), i miei figli non c'entrano nulla con tutto questo. Quando si commettono degli errori, lo si nasconde ai propri figli», si giustifica l'imprenditore parlando col Corriere. Dagli atti di una causa di lavoro intentata dall'operaio Mimmo Sposito (ora in appello dopo il rigetto deciso dal primo giudice) emerge che era proprio il capofamiglia Antonio a gestire i cantieri e pagare, anche in nero, gli stipendi.
Il geometra Antonio Di Maio rimane al centro dell'attività, anche dopo. Non solo in cantiere. Ma anche in società: è sempre lui, come si desume dalla lettura dei bilanci, a essere delegato dal figlio Luigi per l'assemblea dei soci di Ardima srl, nella quale il vicepremier non ha mai avuto incarichi di gestione. «Tenevo molto a quest'attività. Ha sempre avuto per me un valore anche affettivo», dice ancora il padre. Ma allora perché non ha mai ricoperto ruoli, visto che ha sempre svolto attività edilizia ed è riconosciuto da sempre come imprenditore edile, al punto da essere stato nominato dal Comune di Pomigliano d'Arco come consulente delle commissioni Edilizia e Urbanistica? C'entra qualcosa l'ipoteca per 172 mila euro che pende sulla sua proprietà? Per fugare ogni dubbio Di Maio sr potrebbe fare chiarezza sulla natura di quel debito. L'accertamento potrebbe scattare in linea teorica, tanto da una cartella "pazza" quanto da una banale contravvenzione ma, anche da tasse non pagate o irregolarità sui contributi. Di sicuro. Luigi Di Maio, entra nell'assetto proprio quando diventa parlamentare. Da quel momento, la sede legale della nuova Ardima srl e la residenza (con tutte le tutele parlamentari) del socio-deputato Di Maio hanno in comune lo stesso indirizzo.
La Procura di Nola intanto lavora sulla relazione della polizia municipale di Mariglianella, che ha sequestrato tre aree del terreno della famiglia Di Maio dopo aver rinvenuto materiali inerti e ha rilevato quattro costruzioni ritenute abusive. Il leader grillino prova a smorzare i toni: «Ho detto a mio padre che deve smaltire i frigoriferi e non li deve lasciare in campagna perché l'unico rifiuto speciale che ieri è stato sequestrato era un frigorifero». Il caso politico però è tutt'altro che chiuso. Lo confermano le dichiarazioni del deputato del Pd, di consolidata osservanza renziana, Luciano Nobili: «Di Maio deve dirci perché se l'azienda è del padre, che continua ancora oggi a gestirla in prima persona, è stata intestata prima alla moglie e ora ai figli. Se Di Maio non se ne occupa, come dice, perché è intestata a lui e perché fa da prestanome al padre».

Minacce di morte alla Iena che ha svelato la vicenda



"Se ti incontro per strada ti ammazzo". Queste le minacce di morte ricevute sui social da Filippo Roma, il giornalista delle lene che si sta occupando del caso del papà di Di Maio. "Il clima è grave" ha commentato la sua redazione.



Dario Del Porto e Conchita Sannino

(la Repubblica 30 novembre 2018)