”Il
profeta Ezechiele parlando della spartizione della terra d’Israele
in epoca futura afferma: «Voi spartirete questo territorio secondo
le tribù di Israele. Lo dividerete in eredità fra voi e gli
stranieri che abitano tra voi, i quali hanno generato figli in mezzo
a voi; questi sono per voi come gli autoctoni tra i figli di Israele.
Nella tribù in cui lo straniero si è
stabilito, là gli darete la sua parte. Parola del Signore» (Ez
47,21- 23). Queste parole antiche dovrebbero indicare a tutti, a
iniziare dal popolo di Israele ritornato alla propria terra, la via
di una condivisione dei beni a noi dati ma non nostri («la terra è
del Signore»), che sappia attuare un'integrazione e un’uguaglianza
capace di non cancellare il pungolo della diversità. È ben vero
però che nella prassi tutti, e lo stesso popolo di Israele tornato
alla sua terra, attestano di essere ben al di sotto di una tale
prospettiva, la quale, per essere realizzata, sembra esigere
l’attuazione di altre, più celebri parole di Ezechiele, quelle che
si riferiscono a cuori di carne chiamati a sostituire i nostri
attuali cuori di sasso (Ez 11,19; 36,26)“
Piero
Stefani, La Parola e il commento, Giuntina, pag.109.