mercoledì 13 febbraio 2019

Alla bottega del Mandacarù
COMMERCIO EQUO E SOLIDALE: UNA SCELTA RESPONSABILE

di Chiara Reviglio


Perché oggi, alle soglie del 2019, è ancora (o dovrei dire, sempre più) attuale parlare di Commercio equo e solidale? Le ragioni sono tante ma proverò a sintetizzarle in tre punti fondamentali: commercio non assistenzialismo; scelta etica verso l'uomo e verso l'ambiente; qualità dei prodotti.
Lo slogan "Not aid but trade" chiarisce la logica con cui il Commercio equo e solidale s'inserisce nel mondo economico attuale: si cerca di uscire dall'ottica dell'assistenzialismo verso i Paesi in via di sviluppo per instaurare rapporti commerciali e culturali paritari. Il punto di partenza è quindi quello di entrare in comunicazione diretta con i piccoli produttori dei PVS, offrendo loro la giusta retribuzione per il lavoro e l'incentivo all'instaurarsi di processi di autosviluppo sostenibili che permettano di spezzare i forti legami di dipendenza economica dei Paesi industrializzati. La proposta del Commercio equo è allora quella di dare origine ad una forma di mercato alternativo che rispecchi un nuovo modo di pensare e di instaurare relazioni commerciali tra Nord e Sud del Mondo. L'aspetto più rivoluzionario è il prezzo che viene stabilito dai produttori in base al costo del lavoro locale e delle materie prime, così da garantire loro una retribuzione dignitosa e permettere con il surplus di sviluppare progetti locali autogestiti (ai consumatori viene invece garantito il prezzo trasparente). I rapporti tra chi produce e chi commercia devono avere la maggiore continuità possibile per garantire costanza di produzione e di occupazione.
Il prefinanziamento, garantito ai produttori, evita il ricorso agli intermediari e mette al riparo dall'indebitamento delle Banche che applicano tassi di interesse elevatissimi, oltre che dalle oscillazioni del valore delle commodities (materie prime alimentari) quotate in Borsa.
Pertanto si comprende in che senso la scelta del consumatore del CeeS sia rispettosa del lavoro dell'uomo e salvaguardi l'ambiente e la sostenibilità del prodotto. Infatti esso deriva da materie prime presenti in loco, coltivate preferibilmente con metodi di agricoltura biologica e non intensiva, che vengono lavorate con metodi compatibili con la biodiversità presente.
Il prodotto che il consumatore acquista è pertanto un prodotto di alta qualità,  garantito da marchi internazionali di certificazione agricola, frutto di un sapiente lavoro dell'uomo e non del suo sfruttamento, che non lascia nel suolo inquinanti di varia natura e contribuisce a mantenere integro l'ambiente in cui è stato coltivato.
Infine, aspetto non meno trascurabile, il consumatore acquisisce insieme al prodotto anche la storia del progetto che lo ha reso possibile e delle persone che hanno contribuito alla sua realizzazione, trovando in esso un aspetto di comunicazione/informazione che avvicina chi consuma a chi acquista, da un capo all'altro del Mondo.
Per tutti questi motivi e per molti altri ancora, per le storie dell'umanità che ha contribuito a costruire, per tutto ciò che di bello e buono c'è in esso, la domanda da fare è non "Perché scegliere il Commercio equo?" ma semmai "Perché no?".
(da Insonnia, mensile Racconigi, pag. 5, gennaio/febbraio 2019-contatti@insonniaracconigi.it )