Herman Melville
Moby Dick
cap.9 "Il sermone"
"E
ora con quanta gioia scenderei da questa testa d'albero per sedermi sui
boccaporti dove voi sedete e ascoltare come fate voi, mentre qualcuno
di voi legge a me quell'altra e più terribile lezione che Giona insegna a
me, a me come pilota del Dio vivente.
Come essendo un pilota-profeta
consacrato, o annunziatore di cose vere, e comandato dal Signore di fare
risuonare quelle verità sgradite alle orecchie di una Ninive malvagia,
Giona sbigottito delle inimicizie che avrebbe suscitato voltò le spalle
alla sua missione e tentò di sfuggire al suo dovere e al suo Dio
imbarcandosi a Joppa. Ma Dio è dappertutto; Tarsi non arrivò mai. Come
abbiamo visto, Dio gli venne addosso nella balena e lo inghiottì dentro
baratri viventi di giudizio e con guizzi veloci lo trascinò giù "nel
cuore dei mari" dove i mulinanti abissi lo succhiarono al fondo per
10.000 tese, "Le alghe gli fasciarono la testa" e tutto il mare delle
sventure gli rotolò addosso.
Eppure anche allora, fuori portata da ogni
scandaglio, dalla pancia dell'inferno, quando la balena andò a posarsi
sulle ossature più profonde dell'oceano, anche allora Dio udì il profeta
inabissato e pentito gridare.
Allora
Dio parlò al pesce e dal buio e dal freddo raccapricciante del mare la
balena salì a colpi di coda verso il sole tiepido e gradevole e tutte le
delizie dell'aria e della terra e "vomitò Giona sulla terra asciutta"
quando la parola del Signore suonò ancora una volta; e Giona, pesto e
graffiato, le orecchie con me due conchiglie ancora piene del mormorio
infinito dell'oceano, Giona fece la volontà dell' Onnipotente.
E che
cos'è era questa volontà, compagni? Predicare la Verità in faccia alla
Menzogna. Questo era!"