[39]Disse
loro anche una parabola: «Può forse un cieco guidare un altro cieco?
Non cadranno tutt'e due in una buca? [40]Il discepolo non è da
più del maestro; ma ognuno ben preparato sarà come il suo maestro. [41]Perché
guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello, e non t'accorgi
della trave che è nel tuo? [42]Come puoi dire al tuo fratello:
Permetti che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio, e tu non vedi la
trave che è nel tuo? Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e
allora potrai vederci bene nel togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo
fratello.
[43]Non
c'è albero buono che faccia frutti cattivi, né albero cattivo che
faccia frutti buoni. [44]Ogni albero infatti si riconosce dal suo
frutto: non si raccolgono fichi dalle spine, né si vendemmia uva da un
rovo. [45]L'uomo buono trae fuori il bene dal buon tesoro del suo
cuore; l'uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male, perché
la bocca parla dalla pienezza del cuore. (Luca 6. 39-45)
Come l'albero ha bisogno di essere sano e fecondo fin dalle radici per produrre frutti buoni, così l'occhio deve "guardarsi dentro", al suo interno, per vedere il bene che è attorno.
L'occhio malsano è quello della persona concentrata solo su se stessa tanto da non vedere il bene che fiorisce negli altri.
Ma qual' è la strada per fare della nostra vita un albero che porti frutti buoni, un occhio che veda prima la sua trave anziché la pagliuzza nell'occhio altrui? Come possiamo imparare a tirare fuori dal nostro cuore il tesoro buono che esso contiene?
Il coraggio della conversione quotidiana
Credo che le parabole e le metafore che Gesù usa vogliono incidere profondamente nel nostro stile di vita quotidiano, portandoci a guardare oltre le apparenze.
Non si tratta di essere un albero frondoso che fa bella mostra di sé, o un mercante di belle parole che denuncia le colpe degli altri o avere un cuore vulcanico e generoso che ospita sogni stellari…
Ci viene chiesto quale sia la qualità dei frutti, delle relazioni, delle intenzioni che stanno alla base del nostro agire quotidiano.
Attenzione: non ci viene chiesto di essere un cedro del Libano, un albero stracarico di frutti ad ogni stagione. Non ci viene chiesto un occhio buonista che veda tutto e solo bello e buono. Tanto meno ci viene richiesto di avere un cuore così grande da contenere o salvare il mondo intero.
Gesù non ci propone nulla di "onnipotente".
I deliri di santità, le ossessioni di perfezione, la megalomania delle opere costituiscono desideri malati, assai lontani e devianti dalla proposta del Vangelo.
Gesù ci invita a seguirlo nell'elogio del quotidiano: questo è lo spazio in cui siamo chiamati a diventare albero fecondo, occhio benevolo, cuore solidale. Senza sogni di santità, ma in un cammino di vera conversione personale.
Fermarci. Un passo decisivo
Le strade che portano a Dio, a noi stessi e agli altri, sono sempre numerose e non esiste un sentiero unico. Tuttavia mi permetto di segnalare l'indicazione del teologo José Antonio Pagola come un passo davvero decisivo: "Ora la società offre un clima poco propizio a chi è in cerca di silenzio e di pace per ritrovarsi con se stesso e con Dio. E' difficile liberarsi dal rumore e dall'assedio di ogni tipo di messaggi. D'altra parte, le preoccupazioni e le urgenze di ogni giorno ci portano altrove, senza consentirci di essere padroni di noi stessi….
Neanche a casa propria….è facile trovare la quiete e il raccoglimento indispensabili per riposare con gioia in Dio….Così abbiamo dimenticato cosa significhi fermarci, interrompere per alcuni minuti le nostre cose urgenti e lasciarci penetrare dal silenzio. Molti uomini e donne si sorprenderebbero se scoprissero che, spesso, basta fermarsi e stare in silenzio per un po' di tempo per recuperare la nostra libertà e la nostra energia interiore.
Abituati al rumore e alle parole, non sospettiamo il benessere del silenzio e della solitudine. Abbiamo dimenticato che ci nutre e ci arricchisce di verità solo quello che siamo capaci di ascoltare nel più profondo del nostro essere.
Senza questo silenzio interiore non si può ascoltare Dio, non si può riconoscere la sua presenza nella nostra vita e crescere interiormente come credenti.
Secondo Gesù, la persona "dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene". Il bene non nasce da noi spontaneamente. Dobbiamo coltivarlo e farlo crescere in fondo al cuore. Molte persone comincerebbero a trasformare la propria vita se riuscissero a fermarsi per ascoltare tutto il buono che Dio suscita nel silenzio….". (Luca, Borla Ed. pag,92).
Facciamo spesso l'esperienza del silenzio: esso apre ino sguardo nuovo verso Dio, noi stessi, e tutto il creato.