sabato 16 febbraio 2019

OPINIONI
LA MONTAGNA DELLE PAURE SVETTA IN WEST VIRGINIA

CIRCA 500 CHILOMETRI a ovest di casa mia a Washington, spalmato sui monti Appalachi, giace uno Stato americano dove vorrei portarvi per una breve visita nella "pancia", come oggi si dice parlando di enterogastrologia politica. Si chiama West Virginia ed è tutto montagnoso, a tratti molto bello e di grandi panorami, quando non sono sconciati dalle cicatrici delle miniere di carbone e da acciaierie abbandonate. I meno ragazzi ricorderanno forse un pezzo di Johnny Denver, Country Road, la strada di campagna alla quale lui chiedeva di ricondurlo alla "Mamma Montagna".
La West Virginia, con il suo milione e mezzo di abitanti, è povera, oggi il terz'ultimo Stato americano per reddito, aggrappata a quel poco che ancora rimane del fetido carbone e ai sussidi del governo federale che apre succursali di ministeri e agenzie. Ma è il primo per le morti da overdose di oppiacei, la piaga nazionale della codeina abusata per controllare dolori cronici. La West Virginia ha un altro record: è il più fanaticamente trumpiano degli Stati. Qui Donaldone sconfisse Hillary Clinton con un vantaggio del 40 per cento. Roba da Juventus contro Ammogliati Ufficio Paghe e Contributi.
Venerano tutto quello che Trump dice e fa, quindi sono ferocemente tifosi di quella Muraglia al confine con il Messico che lui promise di costruire e completare - già ne esiste un lungo pezzo - e per la quale chiede una caparra di 5,7 miliardi di dollari che il Parlamento non gli vuol dare. La Muraglia, dicono i West Virginian, è indispensabile per fermare il flusso di oppiacei che ci stanno uccidendo e bloccare i "clandestini". Ed eccoci alla pancia, quell'organo che non si collega con il cervello. Gli immigrati dal Centro e Sud America, più o meno regolari, i temutissimi hispanic, sono l'1,3 per cento dei residenti. Nel 2018 ne sono arrivati mille e venti per ragioni assai ovvie: lo Stato dista tremila chilometri dalla frontiera più vicina, El Paso, in Texas. Nessun migrante, per disperato che sia, dopo avere attraversato e rischiato la vita per saltare il confine spesso con i bambini, si sciroppa altri tremila chilometri per andare a imbottigliarsi in valli dove non c'è lavoro.
Non basta. Il 98 per cento di quella maledetta codeina entra negli Stari Uniti da regolari passaggi di frontiera, in container, aerei, tir, auto di "muli" portatori con documenti legali. Soltanto una minuscola frazione arriva con gli odiati clandestini a piedi. La maggior parte è Made in Usa, non importata, e la repressione, soprattutto delle ricette facili prescritte da medici compiacenti o mossi a pietà dei tossici, sta facendo salire i prezzi e dirottando verso l'uso dell'eroina, illegale, ma più accessibile e disponibile ovunque. Una barriera, fosse di acciaio, titanio, cemento, fossati con coccodrilli non cambierebbe di nulla la situazione dei West Virginian che implorano Trump di costruirla. Anche a spese loro, naturalmente, perché sono 5,7 miliardi pubblici.
Dunque una comunità di un milione e mezzo di persone, al 98 per cento candide come la neve che per mesi le ricopre, sogna un Muro che non servirà a niente. Lo venerano come fosse il totem che potrebbe proteggerla dagli spiriti maligni. Sembra loro una facile, risolutiva, soluzione: basta, prima gli americani, chiudi, fuori, vai via, dissolviti, esci da questo corpo, demone clandestino. Un esorcismo, una danza tribale che risolverebbe tutto il malessere profondo di Stati e comunità che non vogliono vedere, non possono accettare che sia la storia dell'economia spietata ad averli lasciati indietro e abbandonati alla micidiale consolazione dell'oppio in compresse.
La West Virginia e il simbolo di quello che stiamo diventando anche in Europa. Ci sta portando verso una brutta casa, la montagna delle paure.
Vittorio Zucconi

Vittorio Zucconi è dal 1985 editorialista dagli Stati Uniti per Repubblica a Washington e presenza settimanale costante su D fin dal suo primo numero.
(D la Repubblica 2 febbraio)