martedì 12 marzo 2019

LE PAROLE PER DIRLO

Ulisse o Orfeo?
Sono stufo di sentire gente che se la prende con il mondo ‟di oggi“: gente che si lamenta dei giovani, gente che si lamenta delle persone che non vanno più in chiesa, gente che si lamenta del modo moderno di pensare, gente che si arrabbia con le scelte di vita dei ‟moderni“. Sono stanco di sentire ”saggi“ che dall'alto della loro imperturbabile esperienza sparano a zero contro il mondo moderno. Saggi che vivono in perenne difesa dai pericoli del mondo. Sono stanco di vedere persone che parlano ‟male“ del nostro mondo, che si accendono di rabbia appena  usano la parola ‟mondo“. A loro vorrei dire: ‟Pensi che il mondo del secolo scorso fosse perfetto? Pensi che i secoli passati fossero un paradiso? Ma non ricordi le guerre che ci hanno devastati? Non ricordi la povertà della prima metà del Novecento? Non ricordi tante violenze nelle famiglie?  Caro amico non esistono epoche ’perfette‘, ma esistono epoche diverse, con meraviglie, attese, limiti, tragedie‘. Smettila di voler far credere agli uomini e alle donne di oggi che sono ’sbagliati‘ rispetto ai loro padri, o meglio, rispetto a te.  Perché anche tu, caro giudice, non sei perfetto“. Cari amici, a tutti vorrei ricordare due figure antiche: Ulisse e Orfeo. Sono due eroi che hanno dovuto affrontare uno stesso pericolo: le sirene. Le sirene erano figure mitologiche. Per metà erano donne bellissime e per metà pesci. Cantavano molto bene e con il loro canto attiravano i marinai, li distraevano dalla loro rotta e li portavano a rovinarsi la vita. Ulisse, per per vincere la tentazione del loro canto usò un bellissimo stratagemma: misure della cera nelle orecchie dei suoi marinai, rendendoli sordi. E si fece incatenare all'albero della nave. Così sfuggì al canto delle sirene. In altre parole Ulisse trovò due modi per non essere attratto dal canto: non sentire e non staccarsi dalla ‟certezza“ dell'albero della nave.  Proprio come fanno tanti oggi: fuggire dal canto ‟pericoloso“ del mondo moderno, parlandone male, tenendosi attaccati alle proprie ferree certezze. Invece il simpatico Orfeo usò un altro stratagemma. Giunto con la sua nave presso le sirene sì mise lui stesso a cantare e a suonare la lira. E cantò un canto talmente bello che tutti i pesci vennero a sentire  e le stesse sirene smisero di cantare, vinte dalla bellezza del canto di Orfeo. Che meraviglia! Orfeo ha vinto non tappandosi le orecchie, ma cantando un canto più bello. Ecco la strada. Non si tratta di continuare ad elencare i pericoli del mondo moderno. Si tratta di avere coraggio e provare a cantare un canto più bello, più attraente. Non lamentarsi, ma proporre qualcosa di bello. Soprattutto noi cristiani. Non perdiamo tempo ad elencare i mali del mondo e le sue tentazioni. Spendiamo le nostre energie per cantare un canto capace di attirare, capace di appassionare. La gente è assetata di bellezza. Impariamo a regalare qualcosa di bello: nel nostro modo di sognare, di parlare, di incontrare. Ricordiamoci,  amici cristiani, che noi abbiamo tra le mani la Perla Preziosa,  il Tesoro! Buona estate!
Derio Olivero, Vescovo di Pinerolo, L'Eco del Chisone agosto 2018