venerdì 15 marzo 2019

STORIE DI DONNE ARTIGIANE DAL BANGLADESH
di Chiara Reviglio
 

Il cosiddetto "fast fashion" è - secondo i dati dell'O.N.U. -  la seconda industria al mondo per il consumo di acqua, produce il 20% delle acque di scarico e il 10% delle emissioni di gas serra globali. Inoltre, nei Paesi in via di Sviluppo, è un settore tristemente noto per la totale mancanza di sicurezza che produce ogni anno un numero elevato di incidenti mortali tra i lavoratori: nel 2017 in Bangladesh ben 426 persone sono morte, tra cui moltissime donne. Circa 36 milioni di persone lavorano in condizioni di schiavitù, soprattutto per marche occidentali.
Nel Fair trade - Commercio equo e solidale - la filiera tessile coinvolge circa 20.000 artigiani di cui il 90% donne. Il loro ruolo è fondamentale in Paesi dove lavorare è un privilegio e le donne sono spesso vittime di violenze domestiche. Lavorare nell'Equosolidale significa potersi rendere indipendenti economicamente, avere stima di se stesse e accedere a programmi di prevenzione per la salute e a tutela della maternità, nonché pagare l'istruzione primaria ai propri figli.
Dal 1973 opera in Bangladesh la CORR- THE JUTE WORKS, una cooperativa di artigiane tessitrici specializzate nella lavorazione della iuta, fondata per emancipare le lavoratrici delle zone rurali e migliorare la loro condizione economica e sociale. Oggi coinvolge ben 162 gruppi di artigiane, distribuiti in 16 province. Accanto all'attività di produzione la CORR persegue il miglioramento della vita dei villaggi, la formazione delle artigiane sulla gestione contabile e amministrativa della cooperativa e sulla protezione dell'ambiente. La iuta, infatti, è una fibra ecologica, economica, duttile e molto versatile. Purtroppo il suo consumo si è contratto fortemente a vantaggio dei prodotti sintetici e il prezzo della fibra è crollato. Se questo ha avuto un impatto negativo per molti artigiani, non è stato così per le artigiane di CORR che hanno potuto valorizzare il proprio ruolo grazie alla produzione artigianale. La iuta non si usa più per i sacchi di caffè o di zucchero, ma è la materia prima per eccellenza per la produzione di oggetti originali ed ecologici come i sacchetti per bomboniere o gli addobbi natalizi per l'albero.
"È avvenuto un vero  cambiamento – testimonia Sagarika Das – all'interno della nostra comunità, si è creato un mondo migliore, un altro vivere, specialmente per le donne artigiane. Inizialmente andavo nei villaggi e proponevo alle ragazze più povere o a quelle che avevano dovuto abbandonare gli studi di lavorare per il  Commercio equo e solidale. C'era una certa ritrosia anche da parte delle famiglie, che non erano contente di mandare le loro figlie a lavorare qui. Quando l'attività è cresciuta e i nostri lavori hanno cominciato ad essere apprezzati all'estero, le famiglie si sono convinte che questo lavoro garantiva un buon reddito e un posto sicuro e hanno cominciato a mandare qui le ragazze regolarmente. Dopo il matrimonio, le figlie si trasferivano nel villaggio del marito e si temeva che non sarebbero più venute; invece, nel giro di qualche mese, iniziarono a lavorare qui anche le sorelle del marito e poi anche le mogli dei figli. Il coinvolgimento e il supporto dei diversi componenti della famiglia garantiva anche maggior sicurezza alle ragazze. Questo è stato il cammino, questo il fair world che abbiamo creato nella nostra comunità".
"Ora siamo più forti!
– afferma Abha Biswas -. Prima i miei genitori, poi mio marito non davano importanza a quello che dicevo. Mi sono sposata molto tardi , come altre, perché prima le famiglie sistemano i figli maschi e solo dopo possono pagare la dote per le femmine. Come me, molte donne prima di iniziare a lavorare non hanno nessun potere in famiglia, nemmeno le loro idee hanno valore, mentre poi cominciano ad essere rispettate, perché la fonte di reddito è anche una fonte di rispetto e potere in famiglia, ti dà la possibilità di prendere decisioni. Oggi vengo ascoltata dai membri della mia famiglia. Ora noi donne siamo più indipendenti, abbiamo più potere, siamo più forti. Non sto guadagnando tantissimo ma i soldi sono miei, non li do a mio marito, e tutto quello che faccio per i miei figli, lo posso fare con i miei soldi".
Per questo 8 marzo, allora, è bello ricordare una frase di Gandhi di buon auspicio per tutte le donne del mondo: "Se con forza intendiamo la forza bruta, allora senza dubbio la donna è meno bruta dell'uomo. Ma se con forza intendiamo l'energia morale, allora la donna è incommensurabilmente superiore".

(da Insonnia, mensile Racconigi, pag. 9, marzo 2019-contatti@insonniaracconigi.it)