di Marco Patucchi
Era
un anno fa e si parlò subito di populismo delle fabbriche. Dopo le
elezioni politiche che avevano tinta di giallo e di verde l' Italia, si
scoprì che nelle roccaforti operaie del paese il Movimento 5 Stelle e
Lega dilagavano.
Le tute blu avevano abbandonato la sinistra e hanno
continuato a votare così anche alle elezioni amministrative. Un distacco
dalle proprie radici politiche ancora più lacerante dove la fabbrica
era (ed è) in crisi: dalla siderurgia di Taranto e Piombino,
all'alluminio del Sulcis, dall'auto di Termini Imerese ai bus di Bologna
e Avellino.
Pur se con un travaso i
voti dal Movimento cinque stelle alla Lega, il populismo delle fabbriche
si è ripresentato alle europee di una settimana fa. Un apparente
paradosso, considerati gli esiti di un anno di politica industriale del
governo: i tavoli di crisi aperti al ministero dello sviluppo economico
sono balzati dei 138 di gennaio ai quasi 150 di oggi, con il
coinvolgimento di oltre 210.000 lavoratori.
Addirittura
alcune emergenze che erano a un passo dalla soluzione, la ex Alcoa e la
Aferpi di Piombino su tutte, tornate pericolosamente in alto mare per
l' inefficacia dell'azione governativa e per l'allergia al lavorare in
continuità con "quelli che c'erano prima". L'operato di Luigi di Maio al
Mise ha fin qui collezionato grandi annunci e zero risultati: a parte
il ritorno della cassa integrazione per cessazione, si ricorderanno le
spuntatissime norme anti-delocalizzazioni; il ripetuto ingaggio della
CdP e di aziende pubbliche in improbabili interventi di salvataggio; le
scarse presenze del ministro i tavoli di crisi; la sostituzioni di
dirigenti che gestivano da anni la materia con nuove figure senza
esperienza; il dialogo stentato con i sindacati; le promesse mancate hai
rider e agli addetti dei centri commerciali sommersi dal lavoro
domenicale; l'assenza nella partita Fca-Renault di fronte a uno Stato
francese attivissimo. E si spiega così il contropiede incassato dal
governo nelle emergenze dell'ultima ora, Mercatone uno e Whirlpool
Napoli.
La conferma di una deriva
incontrollata. Dunque le tute blu continueranno a sentirsi dimenticate,
invisibili. Ma solo un miracolo le restituirà alla sinistra:
"bisognerebbe che ogni mattina i dirigenti del PD si mettessero a
ragionare come se fossero operai" ripete spesso ai suoi il leader della
Cgil Maurizio Landini.
Insomma anche da quelle parti la strada da recuperare è molto lunga.
La Repubblica 3 giugno