giovedì 20 giugno 2019

"Nel mio oratorio multietnico facciamo la nostra parte contro chi sfrutta il crocifisso"

MILANO — Don Paolo Steffano, 54 anni, è parroco della chiesa di Sant'Arialdo a Baranzate, periferia nord di Milano, meno di 4 mila abitanti, oltre il 60 per cento di stranieri, 72 nazionalità censite in via Gorizia, dove si trova l'oratorio.
Lei è stato premiato quest'anno dal presidente della Repubblica per la sua attività, ma a Baranzate la Lega alle ultime elezioni ha conquistato quasi il 43 per cento dei voti. Il vostro discorso di accoglienza non funziona più?
«Come dice il cardinale Bassetti, noi qui in chiesa continuiamo a fare la nostra parte, senza spaventarci di quelli che mugugnano, di quelli che protestano perché si sentono defraudati dagli immigrati. Certo, la politica oggi parla alla pancia della gente. E strumentalizza i simboli religiosi, dal crocifisso, al presepe al rosario, dimenticando il dettato del Vangelo».
Nel suo oratorio oltre il 50 per cento dei bambini è figlio di immigrati. Moltissimi, circa uno su tre, sono musulmani e lei li fa pregare verso la Mecca, in un angolo del cortile. Non è che questa apertura sta facendole perdere i fedeli cristiani?«Non mi pongo questi problemi e continuo a credere che serva una cultura diversa, che si debba seminare pensando al futuro. Finirà prima o poi questo vento, noi preti forse oggi non possiamo governarlo, ma si possono orientare le vele per capire la direzione nella quale andare».
Evidentemente, se i cittadini di Baranzate votano Lega più che nel passato, c'è qualcosa che non funziona.
«Forse una connotazione di incapacità anche ecclesiale di fare cultura, ma il problema, come dice il cardinal Bassetti, è che manca da parte della politica una proposta, un linguaggio alternativo a quello dominante oggi. Noi siamo preti, lavoriamo sulla strada, nelle frontiere, ma non si può e non si deve pensare di delegare a noi la costruzione di un'alternativa al modello che sembra vincere».
Secondo lei, è vero che i cattolici la pensano sempre più come Matteo Salvini e che anche dentro la Chiesa ci sono molti che lo appoggiano?
«Sì, anche nella Chiesa ci sono tanti preti che fanno fatica a digerire il nuovo di questo Papa. Quelli come me non sono grandi intellettuali della multietnicità, ma conosciamo la vita quotidiana. Mi sento molto libero, anche se quello che predico non piace ad alcuni miei concittadini. Quando faccio la predica sicuramente ci sono alcuni che dissentono dai temi della solidarietà, ma anche tanti che capiscono. La storia è una cosa vera, e se si gioca la carta della propria identità, si diventa una setta».
Ai cattolici manca una rappresentanza politica? Per questo seguono chi impugna il rosario?
«Chi crede in Dio deve rispettare la sua parola. Quindi il Vangelo. Non basta sventolarlo e pretendere il presepe a scuola per essere buoni cattolici. Oggi abbiamo celebrato battesimi di bambini figli di ucraini, salvadoregni, ecuadoriani e cingalesi. Abbiamo avuto la Pentecoste più vera della terra, abbiamo vissuto come gli apostoli».
Zita Dazzi

(la Repubblica 10 giugno 2019)