Appello
a von der Leyen
Gli
scrittori "Presidente, le parole fanno la Storia".
Fra gli
scivoloni tragicomici del presidente americano e gli echi di una saga
della Brexit tanto farsesca quanto preoccupante, ci è pervenuto
l’organigramma della nuova Commissione europea insediatasi sotto la
sua presidenza.
Ci dicono, signora von der Leyen, che ha voluto
scegliere con particolare cura la denominazione di ogni commissario e
delle sue missioni. Lei è quindi consapevole del peso delle parole.
Pertanto siamo ancor più indignati nel vedere che il titolo del
Commissario per la Migrazione, gli affari interni e la cittadinanza è
diventato quello "per la Protezione del nostro stile di vita
europeo". In questa dicitura, ogni parola – o quasi – dice
qualcosa che noi, vincitori del Premio del Libro Europeo (...) non
possiamo che disapprovare.
Parlare
di "protezione" esorta fin da subito ad un atteggiamento
difensivo, come se fosse necessario, in una Europa trasformata in
fortezza, difenderci da un’invasione esterna.
In questo modo,
Signora Presidente, Lei non fa altro che aprire la strada agli
individui che fanno commercio di questo pericolo immaginario e ai
movimenti che prosperano sulla paura dei popoli. (...). Siamo turbati
quando pensiamo alla parola "nostro", che si erge di fronte
a un "loro" indistinto e straniero. Rabbrividiamo leggendo
la parola "vita" quando, ogni giorno e ogni notte, nel
Mediterraneo e alle frontiere dell’Europa, muoiono donne e uomini
abbandonati alla loro sorte e alla nostra incuria. E ci colpisce
vedere ostentare, come su uno stendardo o un cartellone
pubblicitario, le parole "stile di vita" o "way of
life"! Perché non "il nostro comfort o benessere"?
(...)
Noi vogliamo parlare di apertura, di dialogo e di scambio.
Di
umanesimo, quell’umanesimo che, a dispetto degli orrori di cui
l’Europa si è resa colpevole all’interno e al di fuori delle sue
frontiere, ha pervaso il suo pensiero nel corso dei secoli.
Vogliamo
proiettarci verso l’esterno e il futuro e non ripiegarci, timorosi,
all’interno delle nostre frontiere e su un passato che viene
mitizzato a forza di temerne la scomparsa. Le parole fanno la Storia,
Signora Presidente. Non le auguriamo di iniziare il Suo mandato
portando con sé il peso delle parole sinistre che rimandano ai
peggiori demoni dell’Europa. Attendiamo fiduciosi il cambio del
titolo del Commissario Margaritis Schinas.
E
ci rivolgiamo al Parlamento europeo perché rifiuti a stragrande
maggioranza l’attuale nome. Perché le parole possono salvarci.
Oppure perderci.
I
firmatari
Anna
Bikont, Erri De Luca, Anthony Giddens, Paul Lendvai, Eduardo Mendoza,
Jean-Pierre Orban, Philippe Sands, Roberto Saviano, Raffaele Simone,
Marius Szczygiel, David Van Reybrouck
La
Repubblica 27/9