domenica 29 settembre 2019

IL VALORE DELLE PAROLE

Appello a von der Leyen

Gli scrittori "Presidente, le parole fanno la Storia".

Fra gli scivoloni tragicomici del presidente americano e gli echi di una saga della Brexit tanto farsesca quanto preoccupante, ci è pervenuto l’organigramma della nuova Commissione europea insediatasi sotto la sua presidenza. 
Ci dicono, signora von der Leyen, che ha voluto scegliere con particolare cura la denominazione di ogni commissario e delle sue missioni. Lei è quindi consapevole del peso delle parole. Pertanto siamo ancor più indignati nel vedere che il titolo del Commissario per la Migrazione, gli affari interni e la cittadinanza è diventato quello "per la Protezione del nostro stile di vita europeo". In questa dicitura, ogni parola – o quasi – dice qualcosa che noi, vincitori del Premio del Libro Europeo (...) non possiamo che disapprovare.
Parlare di "protezione" esorta fin da subito ad un atteggiamento difensivo, come se fosse necessario, in una Europa trasformata in fortezza, difenderci da un’invasione esterna. 
In questo modo, Signora Presidente, Lei non fa altro che aprire la strada agli individui che fanno commercio di questo pericolo immaginario e ai movimenti che prosperano sulla paura dei popoli. (...). Siamo turbati quando pensiamo alla parola "nostro", che si erge di fronte a un "loro" indistinto e straniero. Rabbrividiamo leggendo la parola "vita" quando, ogni giorno e ogni notte, nel Mediterraneo e alle frontiere dell’Europa, muoiono donne e uomini abbandonati alla loro sorte e alla nostra incuria. E ci colpisce vedere ostentare, come su uno stendardo o un cartellone pubblicitario, le parole "stile di vita" o "way of life"! Perché non "il nostro comfort o benessere"?
(...) Noi vogliamo parlare di apertura, di dialogo e di scambio.
Di umanesimo, quell’umanesimo che, a dispetto degli orrori di cui l’Europa si è resa colpevole all’interno e al di fuori delle sue frontiere, ha pervaso il suo pensiero nel corso dei secoli.
Vogliamo proiettarci verso l’esterno e il futuro e non ripiegarci, timorosi, all’interno delle nostre frontiere e su un passato che viene mitizzato a forza di temerne la scomparsa. Le parole fanno la Storia, Signora Presidente. Non le auguriamo di iniziare il Suo mandato portando con sé il peso delle parole sinistre che rimandano ai peggiori demoni dell’Europa. Attendiamo fiduciosi il cambio del titolo del Commissario Margaritis Schinas.
E ci rivolgiamo al Parlamento europeo perché rifiuti a stragrande maggioranza l’attuale nome. Perché le parole possono salvarci. Oppure perderci.
I firmatari
Anna Bikont, Erri De Luca, Anthony Giddens, Paul Lendvai, Eduardo Mendoza, Jean-Pierre Orban, Philippe Sands, Roberto Saviano, Raffaele Simone, Marius Szczygiel, David Van Reybrouck

La Repubblica 27/9