MA QUALE AFRICA, AI MEDIA CATTOLICI PIACE WOODSTOCK
Papa Francesco è in Mozambico e tra poche ore sarà in Madagascar fino all'11 settembre. Lunedì prossimo farà anche una visita lampo a Mauritius. Tra le tante inspiegabili insipienze della comunicazione vaticana e "cattolica italiana" c'è una strana dimenticanza. Cinquant'anni fa, Paolo VI compiva il primo viaggio di un papa in Africa. Era giunto in Uganda il 31 luglio e fino al 2 agosto, a Kampala e Namugongo, aveva svolto un'intensa attività pastorale: consacrato 12 vescovi, venerato i luoghi dei Martiri ugandesi e dato l'avvio alla Secam/Sceam, l'organo rappresentativo delle conferenze episcopali dell'Africa e del Madagascar.
Al ritorno, scrisse una lettera (la Africae terrarum) che ancora funge da base per l'intensa attività con cui la Chiesa in Africa sta emergendo come la più grande "agenzia" continentale, protagonista nei processi di pace e di democrazia. Il 1° luglio 1970, scandalizzò i politici del blocco occidentale ricevendo in Vaticano i leader dei movimenti in lotta contro il Portogallo in Angola, Mozambico e Guinea Bissao-Capoverde. Fu l'inizio di una bella epopea che vide il mondo missionario italiano sempre in prima linea a favore della libertà e della democrazia.
Un'epopea che continua, anche con i martiri, in Congo-Kinshasa, Centrafrica, Camerun, Burundi, Eritrea, Sud Sudan, Benin e in altri Paesi dove tanti italiani appartenenti ai nostri istituti missionari stanno scrivendo pagine di Vangelo e di umanità. Certo, se si contano gli articoli che la comunicazione papale ed episcopale ha dedicato ai 50 anni del Festival di Woodstock viene da sorridere: anche per i cattolici attivi nel mondo dei media, è meglio fare i fricchettoni che i terzomondisti.
Filippo Di Giacomo
(Il Venerdì 6 settembre)
Papa Francesco è in Mozambico e tra poche ore sarà in Madagascar fino all'11 settembre. Lunedì prossimo farà anche una visita lampo a Mauritius. Tra le tante inspiegabili insipienze della comunicazione vaticana e "cattolica italiana" c'è una strana dimenticanza. Cinquant'anni fa, Paolo VI compiva il primo viaggio di un papa in Africa. Era giunto in Uganda il 31 luglio e fino al 2 agosto, a Kampala e Namugongo, aveva svolto un'intensa attività pastorale: consacrato 12 vescovi, venerato i luoghi dei Martiri ugandesi e dato l'avvio alla Secam/Sceam, l'organo rappresentativo delle conferenze episcopali dell'Africa e del Madagascar.
Al ritorno, scrisse una lettera (la Africae terrarum) che ancora funge da base per l'intensa attività con cui la Chiesa in Africa sta emergendo come la più grande "agenzia" continentale, protagonista nei processi di pace e di democrazia. Il 1° luglio 1970, scandalizzò i politici del blocco occidentale ricevendo in Vaticano i leader dei movimenti in lotta contro il Portogallo in Angola, Mozambico e Guinea Bissao-Capoverde. Fu l'inizio di una bella epopea che vide il mondo missionario italiano sempre in prima linea a favore della libertà e della democrazia.
Un'epopea che continua, anche con i martiri, in Congo-Kinshasa, Centrafrica, Camerun, Burundi, Eritrea, Sud Sudan, Benin e in altri Paesi dove tanti italiani appartenenti ai nostri istituti missionari stanno scrivendo pagine di Vangelo e di umanità. Certo, se si contano gli articoli che la comunicazione papale ed episcopale ha dedicato ai 50 anni del Festival di Woodstock viene da sorridere: anche per i cattolici attivi nel mondo dei media, è meglio fare i fricchettoni che i terzomondisti.
Filippo Di Giacomo
(Il Venerdì 6 settembre)