mercoledì 27 novembre 2019

UNA LETTERA DI UN CONFRATELLO

Carissimo d. Franco
Ho letto con immenso piacere la lettera scritta da d. Roberto di Bergamo e la condivido in pienezza. Anche io vorrei davvero ringraziare i confratelli e le sorelle che hanno avuto il coraggio di questa testimonianza e soprattutto vorrei dire loro che credo in una chiesa che non esclude nessuno, neanche dal ministero o dalla vita cristiana, una chiesa che accoglie perché ama, che non fa soffrire o terrorizza i suoi, ma li aiuta ad essere se stessi. Gesù  non ha preteso di avere discepoli perfetti, ma li ha accolti ed amati così come erano, nel Cenacolo li ha tutti ammessi all'Eucaristia e al Ministero e non ha chiesto altro che la capacità di amare. Se uno ama, e l amore non ha genere ma è amore e basta, è già discepolo di Dio. 
Credo in una chiesa che non vuole perfettini/e, ingessati e bigotti, ma che accetta tutti, perché  Lui, il Cristo non ha mai fatto distinzioni e non ha mai voluto i perfetti... Quando capiremo questo? La Chiesa cattolica,purtroppo non è questo... e tutte le volte che rifiuta, annienta, zittisce lo Spirito, tutte le volte che la legge vince sull'amore:
questa non è la chiesa di Gesù. 
Allora grazie fratelli per quello che siete e soprattutto sappiate che ci sono ,in questa chiesa, fratelli che vi amano, vi stimano e soprattutto vi considerano un dono di quel Dio che è amore e che nella amore non mette nessun limite. 
Un forte abbraccio a te, caro Franco e a tutti i fratelli e le sorelle protagonisti del libro Amori consacrati.
Giuseppe,prete