martedì 10 dicembre 2019

Lo scandalo dei fondi europei

Wojciech Przybylski, Visegrad Insight, Polonia

Che il sistema dei sussidi dell'Unione europea all'agricoltura fosse infestato dalla corruzione era noto. Ma ci è voluto il New York Times per farci aprire gli occhi. Il quotidiano ha pubblicato un'inchiesta che svela come i sussidi versati a diversi paesi dell'Europa centrale siano usati per sostenere sistemi di corruzione basati sulla violenza e la sopraffazione. Gli autori non risparmiano termini forti - mafia, oligarchia, neofeudalesimo - per descrivere il modo in cui alcuni gruppi politici e criminali sfruttano i piccoli contadini. In effetti è innegabile che la politica agricola dell'Unione serva a finanziare ladri ed estorsori. Il caso più lampante è quello dell'Ungheria di Viktor Orbán, il cui spostamento dal liberalismo alla destra sovranista e cominciato vent'anni fa proprio con la scelta di puntare sull'elettorato rurale. Quando nel 2002 il premier Orbán preparava il paese all'ingresso nell'Unione, sapeva che, concedendo a un gruppo ristretto di persone fidate ampi appezzamenti di terreni agricoli di stato, avrebbe garantito al suo entourage un flusso continuo di denaro europeo. Così è nato lo scandalo della "sporca dozzina": dodici grandi aziende agricole i cui proprietari sono parte integrante della nuova oligarchia ungherese e sono grandi finanziatori del partito al potere.
Ma il problema non riguarda solo l'Ungheria. In Slovacchia le organizzazioni criminali hanno preso il controllo di terreni agricoli con la forza; in Repubblica Ceca la più grande azienda agroalimentare del paese, di proprietà del primo ministro Andrej Babiš, incassa sussidi per decine di milioni di euro; in Bulgaria cento soggetti assorbono il 75 per cento dei fondi europei. Per la nuova Commissione europea è un problema serio. Le proposte per il prossimo bilancio europeo già prevedono una riduzione dei fondi agricoli. Ma la commissione potrebbe decidere di lavarsene le mani e lasciare che i singoli paesi continuino a fare come vogliono. In ogni caso, la vicenda mette i paesi dell'Europa centrale in una posizione difficile all'interno dell'Unione. Per questo è necessario tagliare i ponti con Orbán e il suo modo di fare politica. Se l'Ungheria sarà sospesa dal gruppo di Visegrad, le cose miglioreranno decisamente.

(Internazionale, 15 novembre 2019)