Lo scandalo dei fondi europei
Wojciech Przybylski, Visegrad Insight, Polonia
Che il sistema dei sussidi dell'Unione europea all'agricoltura fosse infestato dalla corruzione era noto. Ma ci è voluto il New York Times per farci aprire gli occhi. Il quotidiano ha pubblicato un'inchiesta che svela come i sussidi versati a diversi paesi dell'Europa centrale siano usati per sostenere sistemi di corruzione basati sulla violenza e la sopraffazione. Gli autori non risparmiano termini forti - mafia, oligarchia, neofeudalesimo - per descrivere il modo in cui alcuni gruppi politici e criminali sfruttano i piccoli contadini. In effetti è innegabile che la politica agricola dell'Unione serva a finanziare ladri ed estorsori. Il caso più lampante è quello dell'Ungheria di Viktor Orbán, il cui spostamento dal liberalismo alla destra sovranista e cominciato vent'anni fa proprio con la scelta di puntare sull'elettorato rurale. Quando nel 2002 il premier Orbán preparava il paese all'ingresso nell'Unione, sapeva che, concedendo a un gruppo ristretto di persone fidate ampi appezzamenti di terreni agricoli di stato, avrebbe garantito al suo entourage un flusso continuo di denaro europeo. Così è nato lo scandalo della "sporca dozzina": dodici grandi aziende agricole i cui proprietari sono parte integrante della nuova oligarchia ungherese e sono grandi finanziatori del partito al potere.
Ma il problema non riguarda solo l'Ungheria. In Slovacchia le organizzazioni criminali hanno preso il controllo di terreni agricoli con la forza; in Repubblica Ceca la più grande azienda agroalimentare del paese, di proprietà del primo ministro Andrej Babiš, incassa sussidi per decine di milioni di euro; in Bulgaria cento soggetti assorbono il 75 per cento dei fondi europei. Per la nuova Commissione europea è un problema serio. Le proposte per il prossimo bilancio europeo già prevedono una riduzione dei fondi agricoli. Ma la commissione potrebbe decidere di lavarsene le mani e lasciare che i singoli paesi continuino a fare come vogliono. In ogni caso, la vicenda mette i paesi dell'Europa centrale in una posizione difficile all'interno dell'Unione. Per questo è necessario tagliare i ponti con Orbán e il suo modo di fare politica. Se l'Ungheria sarà sospesa dal gruppo di Visegrad, le cose miglioreranno decisamente.
(Internazionale, 15 novembre 2019)
Wojciech Przybylski, Visegrad Insight, Polonia
Che il sistema dei sussidi dell'Unione europea all'agricoltura fosse infestato dalla corruzione era noto. Ma ci è voluto il New York Times per farci aprire gli occhi. Il quotidiano ha pubblicato un'inchiesta che svela come i sussidi versati a diversi paesi dell'Europa centrale siano usati per sostenere sistemi di corruzione basati sulla violenza e la sopraffazione. Gli autori non risparmiano termini forti - mafia, oligarchia, neofeudalesimo - per descrivere il modo in cui alcuni gruppi politici e criminali sfruttano i piccoli contadini. In effetti è innegabile che la politica agricola dell'Unione serva a finanziare ladri ed estorsori. Il caso più lampante è quello dell'Ungheria di Viktor Orbán, il cui spostamento dal liberalismo alla destra sovranista e cominciato vent'anni fa proprio con la scelta di puntare sull'elettorato rurale. Quando nel 2002 il premier Orbán preparava il paese all'ingresso nell'Unione, sapeva che, concedendo a un gruppo ristretto di persone fidate ampi appezzamenti di terreni agricoli di stato, avrebbe garantito al suo entourage un flusso continuo di denaro europeo. Così è nato lo scandalo della "sporca dozzina": dodici grandi aziende agricole i cui proprietari sono parte integrante della nuova oligarchia ungherese e sono grandi finanziatori del partito al potere.
Ma il problema non riguarda solo l'Ungheria. In Slovacchia le organizzazioni criminali hanno preso il controllo di terreni agricoli con la forza; in Repubblica Ceca la più grande azienda agroalimentare del paese, di proprietà del primo ministro Andrej Babiš, incassa sussidi per decine di milioni di euro; in Bulgaria cento soggetti assorbono il 75 per cento dei fondi europei. Per la nuova Commissione europea è un problema serio. Le proposte per il prossimo bilancio europeo già prevedono una riduzione dei fondi agricoli. Ma la commissione potrebbe decidere di lavarsene le mani e lasciare che i singoli paesi continuino a fare come vogliono. In ogni caso, la vicenda mette i paesi dell'Europa centrale in una posizione difficile all'interno dell'Unione. Per questo è necessario tagliare i ponti con Orbán e il suo modo di fare politica. Se l'Ungheria sarà sospesa dal gruppo di Visegrad, le cose miglioreranno decisamente.
(Internazionale, 15 novembre 2019)