Giovanni De Mauro
Martin
Luther King il leader dei movimenti dei diritti civili degli
afroamericani, scrisse 16 aprile 1963 la lettera dalla prigione di
Birmingham, il carcere dov'era detenuto per aver partecipato a una
manifestazione non violenta.
La lettera era la risposta a un gruppo di
otto religiosi, bianchi moderati, che dicevano di sostenere le battaglie
degli afroamericani ma che al tempo stesso avevano definito l'attivismo
di King "avventato e inopportuno".
Secondo questi moderati che
criticavano i metodi di chi si opponeva alle leggi sulla segregazione
razziale anziché criticare le leggi stesse, gli attivisti afroamericani
non erano i coraggiosi avversari di una società ingiusta ma agitatori
esterni e fuorilegge che minacciavano la tranquillità dello status quo.
Rispondendo a chi come loro chiedeva cambiamenti piccoli e lenti, King
fece un'affermazione provocatoria disse che i bianchi moderati erano più
pericolosi dell'organizzazione razzista Ku Klux Clan.
Il ragionamento
di King era che mentre le posizioni del Ku Klux Clan erano apertamente
razziste e quindi potevano essere combattute, la superficiale
comprensione da parte delle persone di buona volontà minacciava di
indebolire il movimento dei diritti civili spingendoli ad accettare un
intollerabile status quo.
Perché la moderazione di fronte
all'ingiustizia è peggiore dell'ingiustizia stessa. Raccontando tutto
questo sul New York Times il ricercatore statunitense Jamie Aroosi ha
scritto: " Oggi siamo in una crisi simile, le persone che lottano contro
le disuguaglianze, il sessismo e il razzismo affrontano un'opposizione
reazionaria sempre più forte e spudorata.
A separarli c'è l'equivalente
contemporaneo dei bianchi moderati di Martin Luther King. E proprio come
allora questi moderati-con il loro potere politico e la nostalgia per
uno status quo perduto-rappresentano una minaccia al progresso che è
maggiore di quella dei reazionari.
Internazionale 22 novembre