venerdì 13 dicembre 2019

MODERATI

Giovanni De Mauro

Martin Luther King  il leader dei movimenti dei diritti civili degli afroamericani, scrisse 16 aprile 1963 la lettera dalla prigione di Birmingham, il carcere dov'era detenuto per aver partecipato a una manifestazione non violenta. 
La lettera era la risposta a un gruppo di otto religiosi, bianchi moderati, che dicevano di sostenere le battaglie degli afroamericani ma che al tempo stesso avevano definito l'attivismo di King "avventato e inopportuno". 
Secondo questi  moderati che criticavano i metodi di chi si opponeva alle leggi sulla segregazione razziale anziché criticare le leggi stesse, gli attivisti afroamericani non erano i coraggiosi avversari di una società ingiusta ma agitatori esterni e fuorilegge che minacciavano la tranquillità dello status quo. 
Rispondendo a chi come loro chiedeva cambiamenti piccoli e lenti, King fece un'affermazione provocatoria disse che i bianchi moderati erano più pericolosi dell'organizzazione razzista Ku  Klux Clan. 
Il ragionamento di King era che mentre le posizioni del Ku Klux Clan erano apertamente razziste e quindi potevano essere combattute,  la superficiale comprensione da parte delle persone di buona volontà minacciava di indebolire il movimento dei diritti civili spingendoli ad accettare un intollerabile status quo. 
Perché la moderazione di fronte all'ingiustizia è  peggiore dell'ingiustizia stessa. Raccontando tutto questo sul New York Times il ricercatore statunitense Jamie Aroosi ha scritto: " Oggi siamo in una crisi simile, le persone che lottano contro le disuguaglianze, il sessismo e il razzismo affrontano un'opposizione reazionaria sempre più forte e spudorata. 
A separarli c'è l'equivalente contemporaneo dei bianchi moderati di Martin Luther King. E proprio come allora questi moderati-con il loro potere politico e la nostalgia per uno status quo perduto-rappresentano una minaccia al progresso che è maggiore di quella dei reazionari. 

Internazionale 22 novembre