Stiamo
cambiando per rimanere noi stesse. Ogni identità matura nel tempo ma
sentiamo di doverci adeguare rimanendo nello stesso tempo fedeli a ciò
che ci ha consegnato il nostro fondatore padre Médaille, nel secolo 17º:
il carisma (il dono da vivere) della comunione.
Stiamo
percorrendo un cammino di trasformazione proprio nel periodo in cui
suor Claudia Frencia ha pubblicato il libro sulla prima madre generale
delle suore di San Giuseppe di Pinerolo, suor Speranza Vaudey giunta
dalla Francia nel 1825. Il nostro percorso iniziato da tempo ci riporta
a casa attraverso l'aggregazione (a breve) alle suore di San Giuseppe
di Chambéry da cui siamo nate.
Rimarremo noi stesse, ma in un abbraccio
più ampio e con orizzonti di altra portata: la Chiesa del Vaticano
secondo invita gli istituti religiosi ad unire energie e risorse per
essere più efficaci e per mantenere vivo il carisma. Le suore di San
Giuseppe di Chambéry hanno comunità e missioni in quattro continenti e
in totale sono circa 1300.
La decisione di unirci a un'altra
congregazione non nasce comunque dalla paura di essere, come suore di
Pinerolo, solo più 92 tra Italia,Brasile e Argentina, con un'età media
molto alta: non vogliamo cambiare per timore o per opportunismo o per
mancanza di forze, ma per sperare e progettare, per evangelizzare e
testimoniare la nostra consacrazione religiosa in una visione
internazionale che allarghi lo sguardo infondendoci fiducia in quanto la
prospettiva e più gravida di vitalità e di futuro.
La
profezia della vita consacrata di oggi contempla e sperimenta questi
passi di unione, fusione e raggruppamenti di più congregazioni in
un'unica realtà: non solo in America in Francia, ma anche le suore di
San Giuseppe di Torino, Novara e Susa ci sono da anni unite in un unico
istituto.
Noi
sentiamo questo passaggio come un'apertura alla speranza , visibile in
un'immagine simbolica: la fotografia di un vecchio gelso da qui germina
un ciliegio fiorito. Foto consegnata ad ogni suora perché preghi e
chieda forza e luce allo Spirito Santo per compiere la volontà di Dio
nel nostro tempo. Il percorso non è certo ancora ultimato: abbiamo il
desiderio di mantenere, anche se con un nome nuovo, lo stile
"giuseppino" e le caratteristiche che ci hanno contraddistinto qui nelle
nostre valli, per decenni in meridione (dove ormai abbiamo chiuso tutte
le comunità) e anche in America latina dove dal 1952 in Argentina e dal
1972 in Brasile, cerchiamo di trasmettere un po' di amore e sostegno ai
più poveri. Questo è ciò che sognava e ci ha trasmesso il nostro
fondatore: essere fermento e lievito buono, vivere con coraggio e in
umile fiducia con uno sguardo continuo a Dio.
Una suora di San Giuseppe
Vita diocesana gennaio 2020