Epifania: il coraggio di avventurarsi....
La Festa dell’epifania
La festa dell’epifania “sembra aver avuto origine solo nel periodo post-costantiniano….Può darsi che abbia avuto origine in Gerusalemme poco dopo l’avvento della pace” (Bhilmeyer, volume primo, pag 161 e pag 410) con la vittoria definitiva di Costantino su tutti i territori dell’impero. “Nella seconda metà del secolo IV Epifanio dà la prima notizia della festa dell’epifania….” ( Nuovo dizionario di liturgia, Edizioni Paoline, pag 921).
Ovviamente si parlava di manifestazione di Gesù al mondo, fino ai confini dell’impero, ma ormai tale leggenda diventava anche uno strumento politico di unificazione. Nel viaggio dei “magi” era significato il cammino verso la grande chiesa imperiale. Con Teodosio tutto questo diventò legge, cioè un cammino obbligato per gli abitanti dell’impero. Ma il testo della liturgia di oggi, compreso teologicamente, conserva e trasmette un messaggio davvero stimolante.
"Noi
non possiamo incastrare Dio nella comprensione che ci siamo fatta su
chi e su come è Dio! Non possiamo pretendere di insegnargli come si
fa ad essere Dio. La fede è un cammino che dura tutta la vita , è
un viaggio di cui non si conosce in partenza la meta finale, ma che
si fa sempre più chiara man mano che si procede. Il credente,
soprattutto se teologo, è come il marinaio: la chiamata a
riprendere il largo è più forte dell'invito a restare ancorati al
sicuro nel porto" (Giuseppe La Torre)
Matteo 2,1-12
1 Gesù
nacque a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode. Alcuni Magi
giunsero da oriente a Gerusalemme e domandavano: 2 «Dov'è
il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e
siamo venuti per adorarlo». 3 All'udire
queste parole, il re Erode restò turbato e con lui tutta
Gerusalemme. 4 Riuniti
tutti i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo, s'informava da loro
sul luogo in cui doveva nascere il Messia. 5 Gli
risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per
mezzo del profeta:
6 E tu, Betlemme, terra di Giuda,
non sei davvero il più piccolo capoluogo di Giuda:
da te uscirà infatti un capo
che pascerà il mio popolo, Israele».7 Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire con esattezza da loro il tempo in cui era apparsa la stella 8 e li inviò a Betlemme esortandoli: «Andate e informatevi accuratamente del bambino e, quando l'avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch'io venga ad adorarlo».9 Udite le parole del re, essi partirono. Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. 10 Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia. 11 Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. 12 Avvertiti poi in sogno di non tornare da Erode, per un'altra strada fecero ritorno al loro paese.
6 E tu, Betlemme, terra di Giuda,
non sei davvero il più piccolo capoluogo di Giuda:
da te uscirà infatti un capo
che pascerà il mio popolo, Israele».7 Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire con esattezza da loro il tempo in cui era apparsa la stella 8 e li inviò a Betlemme esortandoli: «Andate e informatevi accuratamente del bambino e, quando l'avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch'io venga ad adorarlo».9 Udite le parole del re, essi partirono. Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. 10 Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia. 11 Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. 12 Avvertiti poi in sogno di non tornare da Erode, per un'altra strada fecero ritorno al loro paese.
Non
è una cronaca
Ci
troviamo davanti a un racconto coinvolgente, una leggenda ricca di
spunti.
Per
chi non ha ancora "riletto" criticamente il proprio
catechismo e le predicazioni dell'infanzia, forse non è superfluo
ricordare che qui non siamo di fronte ad una cronaca, ma ad una
bellissima composizione poetica, midrashica. Come per la pagina
delle "tentazioni di Gesù" (Matteo 4,1-11 e Luca 4,1-13),
spesso si dà per scontato che chi legge sappia di trovarsi di
fronte non ad una cronaca, ma ad una "costruzione"
letteraria che è stata pensata per fornire un insegnamento. Ma non
sempre questa precisa consapevolezza esiste e, quindi, merita
ribadire che questa "novella teologica" va letta in questa
chiave simbolica.
Chi
si mette in cammino?
Chi
scrive e redige questa novella aveva alle spalle tante "storie"
simili nelle letterature religiose del tempo. Soprattutto aveva alle
spalle una esperienza ed una evidenza inconfutabili: Gesù,
l'inviato di Dio, è stato respinto dal potere sia politico che
religioso, sia da chi credeva di essere in possesso di tutte le
chiavi della verità e della salvezza. Questo dato era ben chiaro
per Matteo. I potenti e i pii, in larga misura, avevano rifiutato
Gesù mentre lo avevano accolto quelle persone che, per lo più,
erano povere, marginali, senza potere, senza "titoli"
particolari.
Questa
leggenda, con un procedimento letterario ben noto che si chiama
retroproiezione, colloca all'origine della vita di Gesù ciò
che successe durante tutti gli anni della sua esistenza. In Erode e
nella Gerusalemme ufficiale il racconto vede l'opposizione del
potere politico e religioso. Nei "magi" che vengono da
lontano Matteo vede i rappresentanti di tutte quelle persone che
"vengono da lontano", che erano "lontane",
escluse, emarginate.
Non
era forse successo proprio questo? Questo racconto non anticipa
forse ciò che avvenne là in terra di Palestina? Ma non è forse
quello che avviene anche oggi sotto i nostri occhi?
I
potenti "si informano su Gesù", come Erode, dagli
"attuali capi dei sacerdoti", ma il loro interesse è
quello di usare la religione per il loro potere. Anche oggi succede ancora che alcuni "capi dei sacerdoti" compulsano le Scritture (a modo loro), ma
spesso non si mettono in cammino, non si scomodano. Papa Francesco sta dando alla chiesa una notevole spinta a mettersi in viaggio, a non rimanere prigioniera del proprio passato. Ma, come i fatti dimostrano, c'è chi resiste e fa della difesa del passato la sua bandiera.
Lo
scenario attuale non sembra molto diverso. I figli e le figlie del
Regno, senza tagliare la strada a nessuno, stanno ancora tra le
pecore smarrite, le monete perdute, i figli prodighi, le persone
umiliate e vilipese. Da esse arrivano, come da molti giovani, un grido motivato ed accorato, per metterci tutti e tutte in un cammino di vero cambiamento di stili di vita, di consumi, di valori e di relazioni.
Una
stella
Chi
è lontano non è perduto: ecco il grande messaggio che Gesù ci ha
continuamente proposto con la sua vita e le sue parabole.
Dio
lo chiama con qualche "stella"! Per quanto noi siamo
lontani/e, la "stella" di Dio ci può raggiungere. I
"vicini", quelli che presumono di possedere le chiavi del
Regno, non guardano più le stelle, non accolgono i "sogni"
che Dio mette nei cuori e dormono i sonni dell'immobilismo,
difendono i perimetri di una religione anziché muoversi alla
ricerca dei sentieri di Dio. Potremmo domandarci se noi siamo aperti
e disponibili al "cammino" che la stella ci indica... o
se, invece, ci culliamo nell'autosufficienza religiosa.
Non
identifichiamoci troppo facilmente con questi "magi", con
questi viandanti. Forse ci siamo un po' addormentati in un angolo di
Gerusalemme, all'ombra di alcune comode sicurezze travestite di
rinnovamento, Ciascuno di noi, con la sua vita, può ritardare o
impedire l'epifania di Gesù, la manifestazione del suo messaggio,
della sua proposta. Siamo proprio noi credenti che, spesso, siamo
"antiepifanici", cioé col nostro stile di vita andiamo in
direzione opposta a quella di Gesù e del Vangelo.
Seguire
la stella è impresa complessa. Ci sono le eclissi: la
"stella", cioè i segnali di Dio, non illumina
continuamente i nostri passi. Tocca a noi assumerci la decisione del
viaggio, le sue incertezze, i suoi pericoli, i "trabocchetti"
e gli inganni del potere. Né la "stella" ci fa volare. Un
cammino di fede ha bisogno di "guardare la stella del cielo",
ma poi deve saper calcare molto concretamente la terra della vita
quotidiana. E' qui, in questa realtà, che occorre "incarnare",
realizzare la direzione della stella e la "voce del sogno". Direi di più: seguire Gesù significa avventurarsi in un cammino sempre nuovo....
"Provarono
una gioia molto grande"
Si,
anche questo versetto ha il sapore di anticipazione verace:
"Provarono una gioia molto grande". Ogni volta che noi,
dal profondo del nostro cuore, ascoltando l'invito della Parola di
Dio, ci decidiamo per un cammino di amore, avvertiamo dentro di noi
il dischiudersi di una gioia. Ci accorgiamo allora che Dio ci apre
altre strade, molto diverse da quelle che gli "Erodi"
di turno vorrebbero imporci, funzionali al loro potere. Che bello
poter tornare al "paese" della nostra vita, alla nostra
esistenza quotidiana progettando e percorrendo "un'altra
strada" (v. 12): la strada di chi ha riposto al centro della
sua vita l'incontro con Gesù, il testimone di Dio.
Ti
prego
O
Dio, dì ai nostri cuori che c'è un'altra strada, una strada
"altra" da quella proposta ogni giorno dal potere, da chi ci propone l'individualismo e ci invita alla
rassegnazione, al consenso e ci rende prigionieri delle cose.
Soprattutto accompagnaci nel percorrerla. Non siamo forse anche noi
chiamati/e a diventare "epifania di Gesù", cioé
testimoni del Regno di Dio?