giovedì 2 gennaio 2020

DENTRO L'OGGI


L'esigenza di riandare alle radici bibliche, di rileggere, reinterpretare e oltrepassare certe formulazioni dogmatiche viene lucidamente espressa dal cardinale Walter Kasper nel suo volume "Gesù il Cristo" (Queriniana, Brescia 1981, pagina 51): "oggi quando la libertà e maturità dell'uomo sono diventate il centro verso cui tutto deve convergere e il criterio del pensiero, è inevitabile che le rappresentazioni e convinzioni religiose suonino mitologiche. Il sospetto di mitologia si estende anche alla fede in Gesù Cristo della tradizione. Possiamo ancora onestamente  riproporre l'annuncio che Dio scende dal cielo, assume una figura umana, nasce da una vergine, compie miracoli, dopo la morte scende nel regno dei morti, al terzo giorno viene risuscitato ed elevato alla destra di Dio, e continua, per mezzo del suo spirito, ad essere presente nella predicazione e nei sacramenti della Chiesa? Tutto questo non rientra forse nella sfera di un linguaggio, ma anche di un contenuto, tipico di un'immagine del mondo ormai superata? La nostra onestà intellettuale ed una concezione più pura di Dio non ci costringono a demitizzare l'intero discorso?". 
C'è di più. Per entrare più onestamente nel dialogo con le religioni del mondo, la rigidità dogmatica  non sembra davvero di buon auspicio. Non invoco in alcun modo un irenismo che dissolva la proprietà di identità e la immoli su un altare di una falsa concezione del dialogo interreligioso. Ma credo che, dentro la prospettiva di una teologia interreligiosa, il dialogo incida profondamente anche su tutti i trattati della teologia dogmatica. "Non ci si può limitare, infatti, ad introdurre nel corso degli studi teologici un altro corso consacrato alla teologia delle religioni. Si tratta di una dimensione coestensiva a tutta la teologia, che porta ad una nuova reinterpretazione delle grandi verità della fede in funzione dei raggi di verità contenuti nelle altre tradizioni religiose" ( Claude Jeffré Prospettive teologiche per il XXI secolo, Queriniana, pagina 371). Lo stesso teologo cattolico scrive: "per i cristiani come per i musulmani, solo il Dio di Gesù, il motore di tutti gli uomini, è l'assolutamente unico. Gesù non è un'emanazione di Dio. Senza rinnegare la fede che ha trovato la sua espressione a Nicea a e Calcedonia, sarebbe senza dubbio possibile tentare un dialogo fecondo l'Islam a partire da una cristologia narrativa di Gesù servo di Dio" (Credere e interpretare pagina 188). Del resto la metafora figlio di Dio non ha affatto il significato di essere divino ma esprime ed indica la persona alla quale Dio ha affidato una particolarissima funzione e missione. 

Franco Barbero in Olio per la lampada