L'esigenza
di riandare alle radici bibliche, di rileggere, reinterpretare e
oltrepassare certe formulazioni dogmatiche viene lucidamente espressa
dal cardinale Walter Kasper nel suo volume "Gesù il Cristo"
(Queriniana, Brescia 1981, pagina 51): "oggi quando la libertà e
maturità dell'uomo sono diventate il centro verso cui tutto deve
convergere e il criterio del pensiero, è inevitabile che le
rappresentazioni e convinzioni religiose suonino mitologiche. Il
sospetto di mitologia si estende anche alla fede in Gesù Cristo della
tradizione. Possiamo ancora onestamente riproporre l'annuncio che Dio
scende dal cielo, assume una figura umana, nasce da una vergine, compie
miracoli, dopo la morte scende nel regno dei morti, al terzo giorno
viene risuscitato ed elevato alla destra di Dio, e continua, per mezzo
del suo spirito, ad essere presente nella predicazione e nei sacramenti
della Chiesa? Tutto questo non rientra forse nella sfera di un
linguaggio, ma anche di un contenuto, tipico di un'immagine del mondo
ormai superata? La nostra onestà intellettuale ed una concezione più
pura di Dio non ci costringono a demitizzare l'intero discorso?".
C'è
di più. Per entrare più onestamente nel dialogo con le religioni del
mondo, la rigidità dogmatica non sembra davvero di buon auspicio. Non
invoco in alcun modo un irenismo che dissolva la proprietà di identità e
la immoli su un altare di una falsa concezione del dialogo
interreligioso. Ma credo che, dentro la prospettiva di una teologia
interreligiosa, il dialogo incida profondamente anche su tutti i
trattati della teologia dogmatica. "Non ci si può limitare, infatti, ad
introdurre nel corso degli studi teologici un altro corso consacrato
alla teologia delle religioni. Si tratta di una dimensione coestensiva a
tutta la teologia, che porta ad una nuova reinterpretazione delle
grandi verità della fede in funzione dei raggi di verità contenuti nelle
altre tradizioni religiose" ( Claude Jeffré Prospettive teologiche per il XXI secolo,
Queriniana, pagina 371). Lo stesso teologo cattolico scrive: "per i
cristiani come per i musulmani, solo il Dio di Gesù, il motore di tutti
gli uomini, è l'assolutamente unico. Gesù non è un'emanazione di Dio.
Senza rinnegare la fede che ha trovato la sua espressione a Nicea a e
Calcedonia, sarebbe senza dubbio possibile tentare un dialogo fecondo
l'Islam a partire da una cristologia narrativa di Gesù servo di Dio" (Credere e interpretare
pagina 188). Del resto la metafora figlio di Dio non ha affatto il
significato di essere divino ma esprime ed indica la persona alla quale
Dio ha affidato una particolarissima funzione e missione.
Franco Barbero in Olio per la lampada