lunedì 27 gennaio 2020

IL CREDO NUOVE CONCORDIE E NUOVI SGUARDI

Dopo l'attacco al vescovo di Pinerolo, un intervento della storica Graziella Bonansea
PINEROLO La polemica sollevata la scorsa settimana da alcuni giornali online cattolici sulla celebrazione della Messa dei Popoli avvenuta il 6 gennaio in cattedrale a Pinerolo prosegue, seppure con toni meno violenti. Il vescovo di Pinerolo, mons. Derio Olivero, è stato accusato di eresia per non aver fatto recitare il Credo, invitando invece i presenti a dirlo in silenzio, nel rispetto degli ospiti invitati dalla stessa Diocesi, appartenenti ad altri credo religiosi. Molte le critiche, rimbalzate di sito in sito e giunte anche oltreoceano.
In seguito all'articolo pubblicato in prima pagina sull'ultimo numero de L'Eco del Chisone, intitolato ‟Attacco al vescovo di Pinerolo”, sono state davvero tante le reazioni e le testimonianze di solidarietà e amicizia verso l'operato del vescovo pinerolese. Tante le telefonate e le lettere (una per tutte è stata pubblicata in pagina Dialogo) giunte in redazione da parte di chi ha partecipato alla Messa dell'Epifania.
Pubblichiamo qui un intervento della storica pinerolese Graziella Bonansea che dà una lettura dell'accaduto, sottolineando in particolar modo l'apertura culturale del vescovo, il suo impegno nella costruzione di un nuovo Umanesimo, la sua concezione di una chiesa aperta.
La polemica nata attorno alla Messa dei Popoli celebrata in cattedrale la sera dell'Epifania dal vescovo Derio Olivero, sconcerta e rattrista.
Colpiscono i toni sleali e sarcastici che sembrano alludere a forti divergenze nei confronti di un vescovo che guarda alla Comunità in senso ampio, tanto da includere anche appartenenze religiose diverse fino ai non credenti.
Turbano certe espressioni riportate nell'articolo della Nuova Bussola Quotidiana del 9 gennaio che schiacciano un lungo lavoro di tessitura tra modelli culturali e religiosi. E che riducono la ricerca di un dialogo a ‟peripezie ecumeniche”, a forme di ‟addomesticamento” se non di manipolazione personale.
In un'epoca di tirannia mediatica dove tutto viene tradotto in linguaggi rapidamente trasmissibili e dove le parole restringono e limitano la complessità delle esperienze, accade anche questo.
In realtà Monsignor Derio Olivero nella Messa dei Popoli - in una chiesa gremita - compie, innanzitutto, un atto di unione e di concordia, ben sapendo che è nel silenzio del cuore che Dio viene invocato e affermato. Ed è in quel silenzio che Egli fa sentire la sua voce.
Ritengo che la comunità tutta debba essere grata a questo vescovo che con grande forza e determinazione sta cercando di trasmettere, anche attraverso nuovi sguardi e nuove forme, le grandi verità teologiche della chiesa, non negando i contesti storici in cui lo spirito religioso si è manifestato nei secoli.
Penso a tutto il suo impegno sull'idea di rappresentazione, ad esempio, all'attenzione all'arte come scena del sacro in cui mai vengono dimenticati di soggetti concreti, donne e uomini, alle spalle delle realtà raffigurate.
Penso al suo interesse al mondo giovanile, a quello dei migranti al dialogo aperto con gli amici valdesi, allo sguardo sulla complessità sociale e lavorativa del contesto pinerolese. E ancora alle riflessioni sul tema del corpo come luogo in cui carne e spirito si incontrano e dove la centralità dello spirito non nega che è nel corpo e attraverso il corpo che sentiamo la potenza dell'Altissimo.
Trame sottili che intrecciano tradizione e innovazione dentro e fuori la chiesa e destinati a portare frutti. Tanti e succosi.
Un orizzonte rivolto a rianimare il rapporto dell'agente con un'istituzione che più che mai oggi chiede, proprio dal suo interno, un rinnovamento al di là di paure e odiosi sospetti.

Graziella Bonasea, L'Eco del Chisone 22 gennaio