domenica 19 gennaio 2020

PAOLO DE BENEDETTI, QUALE GESU'?

Non sa quello che dice
E qui vorrei fare l’ultimo passo, anche se più che passi sembrano inciampi. E vorrei dire: queste cristologie, che sono state costruite dal II al VI secolo e poi ancora successivamente elaborate, non devono essere, non soltanto aggiornate, ma pure sostituite? Oggi ci sono tanti autori che scrivono opere di cristologia originali e nuove. Sono tutte iniziative private, chiamiamole così. Le Chiese continuano a ripetere un Credo di cui Neusner dice che per Gesù andavano bene le prime quattro righe e le ultime due, ma non quelle in mezzo. E quando un cristiano lo dice, non sa quello che dice” (pag. 40).

Il bisogno perverso di definire
Il passaggio da Gesù a Cristo, mi sia consentita questa espressione che non è tanto felice, richiede delle precisazioni. Come non c’è un solo Gesù nel Nuovo Testamento, non c’è un solo Cristo, non c’è una sola cristologia. Prendiamo semplicemente il corpus paolino: c’è almeno una cristologia adozionista e una cristologia classica. Ci sono diverse cristologie. Il guaio è che la grande Chiesa, che aveva un nutrimento filosofico di tipo greco, ha sentito il bisogno, nei Concili di Nicea, Efeso e Calcedonia, di definire una volta per tutte (perché l’ossessione della Chiesa è di definire sempre una volta per tutte) cose su Gesù Cristo che si continuano a ripetere senza rendersi conto che le parole che diciamo non hanno assolutamente più il significato che avevano allora, e sono definizioni che oggi ostacolano questa riflessione (pag. 38).
In libreria per Morcelliana editore, 2014, pagg. 96, Euro 10.