giovedì 2 gennaio 2020

Scampia: da questa parte del mondo
Incontri fecondi
di Giovanni Cappello

Ci sono uomini che per qualche motivo, estraneo alla nostra piccola e testarda ragione, sono destinati a portare il fuoco, come nella preziosa immagine che ci è stata consegnata dal film dei fratelli Coen, Non è un paese per vecchi, tratto dall'omonimo romanzo di Cormac McCarthy. Lo sceriffo Bell, dopo avere attraversato ed essere sopravvissuto a un mondo dominato dalla violenza e a una mattanza di morte, alla fine del film racconta un sogno:

Stavo attraversando le montagne a cavallo, di notte. Attraversavo questo passo di notte. Faceva freddo e c'era la neve. Mio padre mi ha superato. Senza dire nulla. Mi ha solo superato. Aveva la sua coperta addosso, e il capo chino. Quando mi ha superato ho visto che portava del fuoco, dentro un corno, come si usava fare, e io potevo vedere il corno dal fuoco che c'era dentro. Del colore della luna. E nel sogno sapevo che stava andando avanti cercando un posto dove poter fare un fuoco in tutto quel buio e freddo. Sapevo che ovunque fossi andato, lui sarebbe stato lì. (1)

Davide Cerullo è uno di questi uomini che portano il fuoco, vanno avanti e cercano un posto dove fare un fuoco nel freddo; lui il posto l'ha trovato a Scampia. "Un tizzone scampato a un incendio", lo descrive così Erri De Luca e chi lo conosce lo percepisce anche solo a guardarlo: inquieto, schietto fino all'osso, morbido di fronte a un bambino, sempre teso alla ricerca di un dettaglio di speranza nel quotidiano della normalità.
Mentre camminiamo per le strade di Scampia, lui parla e ascolta, per lo più ascolta e intanto si ferma a raccogliere un piccolo abete cresciuto chissà come in una fenditura del marciapiede, gli assegna un nome, Fortunato, e subito dopo lo pianta nel giardino della sua creatura, L'Albero delle Storie. Una creatura a sua immagine e somiglianza. Uno spazio a misura di bambino, ma di bambino vero, non quel bambino mortificato da una pedagogia pigramente ludica. Uno spazio per rompere il ricatto della forza del pregiudizio che ancora resiste e pesa su chi è nato e vive in quei luoghi. Sono i bambini di Scampia quelli cui pensa Davide, bambini spogliati dell'infanzia, bambini come lo è stato lui, passato da pascolare le pecore del padre al cemento delle Vele, e poi dal collegio al carcere di Poggioreale.
Nel suo primo libro, Ali bruciate2, ci racconta che a dieci anni era già inserito nella malavita, a quattordici gestiva una piazza di spaccio e a sedici è arrestato per la prima volta. A diciassette sta scalando le gerarchie della camorra e lo gambizzano e lo mandano all'ospedale, fino ad arrivare ai diciotto anni quando è nuovamente arrestato e rinchiuso a Poggioreale.
È lì che la sua vita comincia a cambiare: "La mia ascesa nella camorra – dice Davide – è stata interrotta dalla felicità". Una Bibbia che qualcuno ha lasciato sul suo letto gli apre un mondo inaspettato. In quelle pagine trova un nome come il suo, Davide, anche lui pastore da bambino, che lo conquista, lo fa "sentire parte di quella storia" e gli apre la mente. Strappa quelle pagine degli Atti degli Apostoli, che ancora conserva, e quando esce dal carcere la sua vita comincia a cambiare. Con fatica, poco alla volta, come i cambiamenti veri. Legge, scrive, si fa una famiglia, va ad abitare al Modena, diventa padre di Alessandro e Chiara, ma poi torna. Torna a Scampia perché è lì che sente di dover portare il fuoco che ha dentro, lì fra i bambini cui è stata rubata l'infanzia come a lui.


L'Albero delle Storie è questo, è l'impegno a scaldare le storie quotidiane dei bambini di Scampia perché possano starci dentro, sentirsi parte di qualcosa e di qualcuno, trovare un senso, uno scopo, un abbraccio, un libro da leggere. L'Albero delle Storie è un sentiero di sassolini che garantiscono orientamento e permettono ai bambini di essere bambini. Nel suo piccolo rifugio, una stanzetta senza finestre, piena di tutto quello che è la sua vita, si trova anche un foglietto lilla, su cui Davide ha scritto, a mano, "Quando ero un bambino sognavo di avere una pistola. Adesso che sono grande sogno di essere un bambino". In questa frase c'è molto di Davide e tutto della sua pedagogia.
Negli anni, da boss della camorra Davide è diventato boss dell'educazione. Per strada lo salutano, lo conoscono tutti, si fermano a parlare con lui, se incontra un ragazzo che si fa una canna lo apostrofa, anche duramente ma sempre con rispetto, con quell'autorità senza armi in mano, forte delle proprie convinzioni. La sua è una pedagogia che mescola carezze, abbracci e prese di posizione anche dure, chiare, a volte fastidiose, mai umilianti. Un padre. Un padre vero. Un padre per tutti, quel padre che a lui è mancato e che per questo è diventato così importante. I bambini lo adorano, le mamme lo ringraziano.
Uno degli atteggiamenti di Davide è quello di puntare il dito indice alla tempia, come dire: "Pensa!". Pensare è il suo stile e pensare è quello che propone ai bambini e alle mamme che arrivano all'Albero delle Storie. Niente televisione, niente computer, tablet o cellulari, nemmeno palloni da calcio: tappeti, tende, giochi di legno, peluche, fogli, pennarelli, matite e forbici, colla, tavolini e sedie, materassini, automobiline, e tanti libri alle pareti, tantissimi, una vera biblioteca di quartiere. Libri per bambini ma soprattutto libri per adulti. Libri che quei bambini ancora non possono leggere ma possono vedere, annusare; fanno parte dell'ambiente in cui vivono in quei pomeriggi, lo rendono speciale, unico, riconoscibile. E frasi sui muri, il Piccolo Principe a far da padrone e tanti altri. Quei bambini, ancora piccoli, non sanno leggere ma le parole sono vive e quando sono scritte, da qualunque parte, si muovono, crescono, abitano, mettono radici e fanno crescere alberi.
Ma Davide non si è fermato ad "arredare" pedagogicamente un dentro, il fuoco non si chiude in una stanza, ed è uscito a colonizzare anche il fuori. Uno spazio verde incolto, una vera e propria giungla, come sono molti giardini e spazi verdi lì intorno. Sotto le mani di Davide e dei suoi amici quello spazio è diventato a misura di bambino. Anzi, per dirla giusta, è diventato a misura di uomo.
Animali innanzitutto. La prima a venirti incontro, fiera come solo le capre sanno essere, è Regina, color caffelatte. Al seguito trotterella, piccola piccola, Scintilla. E poi tre pacifici conigli, un'indaffarata coppia di anatre, polli bianchi e galline rosse, spazzolano il terreno e si lasciano coccolare docilmente dai bambini. Bambini che, prima d'ora, non hanno mai visto animali vivi, sono entusiasti e fanno a gara per spargere il mangime a terra. Luca e sua sorella, da quando si occupano degli animali, non vogliono più mangiare carne di pollo.
E poi alberi, appena piantati, come l'abete che abbiamo raccolto per strada e un promettente cedro del Libano, oppure che stanno lì da chissà quanti anni, alti, imponenti, solidi. Su uno di questi Davide si è arrampicato per legare una corda a cui ha attaccato un copertone: ecco un'altalena che fa volare i bambini, come la Nina di De André. E ancora, una corda tra un tronco e un altro sostiene una carrucola cui sta appeso un altro copertone, sempre per la gioia di chi ci sale e si fa correre sospeso in aria. E poi sedie piccole e tavolini e libri, ancora libri, da leggere al fresco dell'ombra. Un murale bellissimo di un ragazzo iraniano abbellisce un muro di mattoni di cemento.
Sullo sfondo torreggiano le Vele, a ricordare che c'è ancora molto da lavorare e non basterà nemmeno abbatterle, perché il pericolo arriva da dentro non dai luoghi, come ama ricordare Davide. Intanto questo spazio verde offre riparo, sostegno, ristoro, speranza di una vita migliore.
Là dove c'era una città ora c'è l'erba, verrebbe da dire parafrasando Celentano. Davide e amici hanno restituito alla natura un pezzetto di quella terra incolta, abbandonata. E ora se ne prendono cura, con i bambini a fianco. Una luce nel buio, una lanterna nella notte, questo è L'Albero delle Storie. Questo è Davide Cerullo.
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[1] Ethan Coen, Joel Coen, Non è un paese per vecchi, Universal Picture, USA 2007

[2] Davide Cerullo, in collaborazione con Alessandro Pronzato, Ali bruciate. I bambini di Scampia, Edizioni Paoline, Napoli 2009.

(da Insonnia mensile di Racconigi, n. 118 Dicembre 2019/Gennaio 2020, pagg. 1,4,5 - contatti@insonniaracconigi.it)