venerdì 31 gennaio 2020

UNA GRANDE SPERANZA

STOP A OGNI DISCRIMINAZIONE SESSUALE.
LA SVIZZERA SI ATTREZZA.E ANCHE LA CHIESA


ZURIGO - 
Non è solo la Germania a scostarsi apertamente dalla posizione del magistero su omosessualità (v. notizia precedente). In Svizzera, infatti, cresce la mobilitazione laicale per una piena inclusività delle persone Lgbt, mentre la Conferenza episcopale svizzera mantiene un atteggiamento equilibrista, come dimostra la decisione di non assumere una posizione unitaria riguardo al referendum che, il prossimo febbraio, porrà un quesito riguardo alla modifica di una legge del Codice civile e del Codice penale militare che mira a vietare la discriminazione basata sull'orientamento sessuale. Attualmente, infatti, il diritto penale tutela contro le discriminazioni legate alla razza, alla religione e all'etnia; il Consiglio federale e il Parlamento intendono, dunque, rafforzare la legge antirazzismo in modo da impedire che una persona sia discriminata a causa del suo orientamento sessuale, punendo, allo stesso modo, la propaganda e l'incitamento all'odio per gli stessi motivi. Contro questa modifica di legge, è stato lanciato un referendum: la modifica, sostiene il comitato che lo promuove, composto principalmente di politici dell'Unione democratica federale (UDF) - partito di ispirazione protestante di orientamento marcatamente cristiano-conservatore - ridurrebbe la libertà di espressione dei cittadini favorendo invece la censura e sarebbe sostanzialmente inutile, poiché già ora è possibile punire chi insulta e discredita un'altra persona.
In una dichiarazione rilasciata alla conclusione dell'assemblea ordinaria della Conferenza episcopale (Lugano, 2-4 dicembre), i vescovi hanno affermato, in proposito, che «la Dottrina della Chiesa cattolica si pronuncia senza eccezioni contro ogni istigazione all'odio e alla discriminazione di persone o gruppi. Tuttavia, spetterà ai cittadini giudicare se questo principio sia già sufficientemente ancorato alla legislazione già in vigore o se necessiti di un ampliamento».
Tuttavia, a titolo personale, il vescovo ausiliare di Coira, il conservatore mons. Martin Eleganti, si è espresso contro la modifica della legge (Tagblatt, 6/12) affermando che essa «rischierebbe di portare a una criminalizzazione di tutte le opinioni diverse da quelle della lobby Lgbt in tema di matrimonio, famiglia o morale sessuale». Le persone omosessuali, ha aggiunto Eleganti, non hanno bisogno di una tutela speciale.
Una posizione forte e chiara sull’argomomento delle benedizioni delle coppie Lgbt viene dal laicato: la Presidente del Consiglio sinodale della diocesi di Zurigo, Franziska Driessen-Reding, ha infatti affermato che «la Chiesa deve trovare una forma liturgica che possa essere utilizzata per dare alle coppie omosessuali la benedizione di Dio. Ogni vero amore tra due persone è prezioso, che sia omosessuale o eterosessuale. Riconoscerlo e apprezzarlo dovrebbe essere un fatto ovvio nella vita della chiesa».

Un cammino sinodale sulla scia della Germania

Anche la chiesa elvetica, come la vicina Germania, sembra essersi avviata su un percorso sinodale mirante alla riforma della Chiesa, come dimostra l'iniziativa «In cammino insieme per rinnovare la Chiesa», discussa lo scorso settembre (Sir, 21/9) nel corso di un’assemblea plenaria. I vescovi avevano espresso la volontà di intraprendere questo cammino «nel modo più aperto possibile», in modo che «anche le voci esterne alle strutture ecclesiali possano essere ascoltate». Vi saranno coinvolti «donne e uomini, giovani e anziani, laici e ordinati, migranti, svizzeri e non», avviando un dialogo «necessario per una Chiesa viva e attrezzata per un futuro che irradia fede, speranza e amore». Il progetto verrà perfezionato e definito da ‟un gruppo di coordinamento esterno”, incaricato dai vescovi, che avrà il compito di chiarire in particolare «obiettivi, organizzazione della partecipazione, scelta dei temi, definizione delle priorità, rispetto delle regioni linguistiche, composizione dei gruppi di lavoro, animazione e comunicazione del progresso nei lavori».
Il progetto è stato ulteriormente discusso nel corso della sua assemblea di dicembre; è una strada che guarda certamente all'esempio tedesco, ma che tuttavia dovrà tenere conto, hanno detto i vescovi, delle differenze linguistiche e non solo all'interno del Paese, motivo per il quale debutterà al livello locale, diocesano e per area linguistica; «La ricerca di una procedura comune prenderà ancora del tempo - hanno spiegato i vescovi -, si tratta anche qui di trovare un modo di lottare insieme». Su invito della Conferenza episcopale tedesca e del Comitato centrale dei cattolici tedeschi, la Conferenza dei vescovi svizzeri ha deciso di inviare mons. Alain de Raemy, vescovo ausiliare di Losanna, Ginevra e Friburgo, come osservatore alle quattro assemblee sinodali che si terranno periodicamente a Francoforte nel corso dei prossimi due anni.

Ludovica Eugenio, n. 45 Adista 28 dicembre 2019