Acquisti folli
F35: a che punto siamo? Riassumiamo il coinvolgimento tricolore nel progetto cacciabombardieri
Il programma di acquisizione e costruzione dei cacciabombardieri F35 sta procedendo e, al momento, non è previsto alcun rallentamento. Ad oggi abbiamo già costruito, stiamo ultimando e ci siamo impegnati per la fabbricazione di complessivi 28 cacciabombardieri, con una spesa già sostenuta superiore ai 4 miliardi di euro. Ci sono tre tipologie di questi cacciabombardieri: l'F-35A, con sistemi di decollo e atterraggio convenzionali; l'F-35B a decollo rapido, in grado di decollare in uno spazio molto ristretto e atterrare verticalmente: l'F-35C, pensato per la Marina per il decollo dalle portaerei dotate di catapulte.
COINVOLGIMENTO ITALIANO
Le previsioni complessive per l'Italia riguardano 60 Cacciabombardieri F35 in Versione convenzionale e 30 in versione a decollo corto e atterraggio verticale da imbarcare sulla portaerei Cavour. Oltre ai 28 aerei già acquistati. l'Italia si è impegnata, quindi, a prenderne altri 62 fino ad arrivare a un totale di 90. Inizialmente dovevano essere 131, ma il governo Monti, con l'ammiraglio Di Paola come ministro della difesa, nel 2012 decise un drastico ridimensionamento di 41 aerei. Da allora il governo non ha avuto ripensamenti, anche se il parlamento italiano (Camera dei Deputati) nel 2014 ha approvato una mozione - a prima firma dell`on. Scanu del PD - che impegna il governo a dimezzare la spesa. Ma quella mozione parlamentare non ha mai avuto seguito.
Ogni paese - si tratta infatti di un programma cui partecipano diversi stati tra cui Italia, Regno Unito, Danimarca, Olanda, con capofila gli Stati Uniti d'America - fa la sua parte nella costruzione degli F35. Nel nostro paese, nello stabilimento Paco (Final Assembly and Check Out) di Cameri presso Novara, avvengono alcune fasi di costruzione e di assemblaggio di parti (ali e fusoliera) dell'aereo e della predisposizione delle applicazioni delle tecnologie stealth, capaci di rendere invisibili l'aereo ai radar nemici.
Fino ad oggi - e ancora per pochi mesi - i contratti per l'acquisizione e la costruzione degli F35 vengono siglati per lotti, per un numero limitato di velivoli (due-tre). Ogni paese, anche l'Italia, non ha alcun impegno giuridico a completare l'acquisizione di tutti e 90 gli F35. Nel 2007 (governo Prodi) fu firmato un memorandum d`intesa che impegnava l'Italia al numero complessivo di F35 da acquisire: ma non si tratta di un contratto e quindi non ci sono nemmeno penali. Fino a qualche settimana fa era previsto che entro dicembre di quest'anno ci sarebbe stata la sigla definitiva del mega-contratto (multi-year agreement) sul restante ammontare di tutti gli F35 per cui ogni paese si era impegnato a suo tempo, ma qualche giorno fa il Pentagono ci ha informato che la scadenza è stata spostata di un anno (dicembre 2020). Alcune settimane fa il presidente americano Trump. incontrando a Washington il presidente italiano Mattarella ha ringraziato l'Italia per "avere appena acquistato 90 nuovissimi F35", e poco prima il Segretario di Stato americano Mike Pompeo, incontrando Conte a Roma, aveva dichiarato di aver ricevuto dal nostro premier l'assicurazione che l'Italia si sarebbe impegnata a proseguire fino alla fine. Le organizzazioni (Campagna Sbilanciamoci!, Rete Italiana Disarmo, Rete della Pace) della Campagna contro gli F35 hanno chiesto immediati chiarimenti al nostro governo, senza ricevere alcuna risposta.
LE MOBILITAZIONI
E proprio negli scorsi mesi le organizzazioni e le Campagne pacifiste italiane di Taglia le ali alle armi hanno rilanciato la mobilitazione per chiedere lo stop all'acquisizione e costruzione degli F35 (http://sbilanciamoci.info/stop-f35-ultima-possibilita/), sollecitando il parlamento di pronunciarsi nuovamente sull'impegno italiano e il governo italiano a dare le ragioni della mancata attuazione della sopra citata mozione Scanu del 2014 (dimezzamento della spesa). Quella mozione è valida anche per il governo attuale. Recentemente (novembre 2019), la Lega di Matteo Salvini ha fatto calendarizzare alla Camera dei Deputati la discussione di una nuova mozione parlamentare (primo firmatario l'on. Ferrari) che chiede al governo di completare l'acquisizione di tutti i 90 cacciabombardieri F35 e di potenziare ulteriormente la cooperazione con gli Stati Uniti per nuovi sistemi d'arma.
Cosa ne pensano le forze politiche nell'attuale parlamento? Della Lega si è detto (continuare fino alla conclusione il programma F35) e questa è anche ovviamente la posizione di Fratelli d'Italia e di Forza Italia. Nella maggioranza di governo, le posizioni sono diversificate. I Cinque Stelle sembrano orientati a chiedere la riduzione del programma e molti tra i pentastellati (che nella scorsa legislatura avevano chiesto lo stop immediato e totale del programma) ricordano l'impegno assunto con la mozione parlamentare del 2014 che chiede il dimezzamento della spesa: se venisse dato seguito alla mozione dell'on. Scanu saremmo molto vicini alla fine di questa avventura.
Nel PD bisogna vedere quale sarà l'orientamento che prevarrà nei prossimi mesi: in campo ci sono le posizioni più militariste e vicine al Centro-destra, come quelle della senatrice Pinotti, e altre posizioni che vorrebbero allinearsi alla mozione del 2014 e fermarsi in questo modo prima della firma del multi-year agreement. La nuova formazione di Italia Viva di Matteo Renzi potrebbe riprodurre sul tema le stesse dinamiche del PD, mentre il gruppo parlamentare di LeU è diviso tra chi vuole l'immediato stop del programma (gli esponenti di Sinistra Italiana) e chi ritiene opportuno continuare fino alla conclusione o a una riduzione parziale del programma (come il capogruppo alla Camera Fornario e gli ex del PD).
Continuare fino alla sua conclusione il programma di acquisizione e costruzione degli F35 ci potrebbe costare altri 10-12 miliardi di euro (ogni anno nella Legge di Bilancio ci sono stanziamenti di 7-800 milioni di euro per assicurare la Continuità del nostro impegno), e questo solo per l'ultimazione della fabbricazione: poi ci sono le risorse da spendere per la messa in volo e le altre fasi di "rodaggio" del velivolo. La campagna Taglia le ali alle armi ha più volte messo in evidenza cosa si potrebbe fare di più utile con i soldi spesi per i cacciabombardieri. Si potrebbero mettere in sicurezza più di 5mila scuole italiane che non rispettano le norme antisismiche e antincendio, acquistare 30 Canadair per lo spegnimento degli incendi e 100 elicotteri per l'elisoccorso e altri compiti civili, si potrebbero garantire a tutti gli studenti risultati idonei con le borse di studio a cui hanno diritto.
E molto altro.
IL RITORNO ECONOMICO
Tra l'altro, fino ad oggi, la partecipazione italiana al programma F35 ha assicurato uno scarsissimo ritorno in termini di investimenti e di risorse. Si pronosticavano decine di miliardi di euro di ritorno economico in termini di investimenti, ma siamo a poche centinaia di milioni (a fronte di 4 miliardi di spesa). Si prevedevano più di 10mila posti lavoro, ma sono in realtà poche centinaia. Molti di questi non sono, poi, nuovi posti di lavoro, ma semplicemente trasferimenti di lavoratori dallo stabilimento ex Alenia di Caselle (Torino), dove vengono prodotti i caccia intercettori Eurofighter. Tra l'altro, destinando i soldi alle alternative proposte dalle campagne pacifiste si assicurerebbero commesse al settore aerospaziale (produzione di elicotteri o di aerei antincendio), ma nel comparto civile, che il gruppo Leonardo ha in questi anni progressivamente dismesso a favore del business bellico.
Le ragioni per cui le campagne pacifiste si sono mobilitate da più di dieci anni contro la partecipazione italiana al programma F35 rimangono dunque intatte e valide. Il programma, non necessario, è costosissimo e rappresenta un grande spreco di risorse (tra l'altro con seri problemi di carattere tecnologico) ed è un grande favore alla Lockheed (capofila industriale dell' avventura) e agli Stati Uniti d'America che detengono (senza condividerle con i suoi partner) le "chiavi d'uso" (il software e il centro di comando negli Usa) dei cacciabombardieri. L'F35 non è un caccia intercettore (che serve a difendersi dagli attacchi a protezione dei contini nazionali), ma un aereo "d'attacco" utile nei teatri di guerra, con tecnologia stealth. e che può trasportare ordigni nucleari.
Si tratta, quindi, di un caccia che serve a fare la guerra e - anche per questo - contrario allo spirito e alla lettera della nostra Costituzione. Basterebbe questo a pronunciare la parola fine alla partecipazione italiana al programma. Speriamo che la politica italiana se ne renda finalmente conto e prenda coerentemente la decisione di mettere la parola fine a questa avventura.
(Mosaico di Pace, dicembre 2019)
F35: a che punto siamo? Riassumiamo il coinvolgimento tricolore nel progetto cacciabombardieri
Il programma di acquisizione e costruzione dei cacciabombardieri F35 sta procedendo e, al momento, non è previsto alcun rallentamento. Ad oggi abbiamo già costruito, stiamo ultimando e ci siamo impegnati per la fabbricazione di complessivi 28 cacciabombardieri, con una spesa già sostenuta superiore ai 4 miliardi di euro. Ci sono tre tipologie di questi cacciabombardieri: l'F-35A, con sistemi di decollo e atterraggio convenzionali; l'F-35B a decollo rapido, in grado di decollare in uno spazio molto ristretto e atterrare verticalmente: l'F-35C, pensato per la Marina per il decollo dalle portaerei dotate di catapulte.
COINVOLGIMENTO ITALIANO
Le previsioni complessive per l'Italia riguardano 60 Cacciabombardieri F35 in Versione convenzionale e 30 in versione a decollo corto e atterraggio verticale da imbarcare sulla portaerei Cavour. Oltre ai 28 aerei già acquistati. l'Italia si è impegnata, quindi, a prenderne altri 62 fino ad arrivare a un totale di 90. Inizialmente dovevano essere 131, ma il governo Monti, con l'ammiraglio Di Paola come ministro della difesa, nel 2012 decise un drastico ridimensionamento di 41 aerei. Da allora il governo non ha avuto ripensamenti, anche se il parlamento italiano (Camera dei Deputati) nel 2014 ha approvato una mozione - a prima firma dell`on. Scanu del PD - che impegna il governo a dimezzare la spesa. Ma quella mozione parlamentare non ha mai avuto seguito.
Ogni paese - si tratta infatti di un programma cui partecipano diversi stati tra cui Italia, Regno Unito, Danimarca, Olanda, con capofila gli Stati Uniti d'America - fa la sua parte nella costruzione degli F35. Nel nostro paese, nello stabilimento Paco (Final Assembly and Check Out) di Cameri presso Novara, avvengono alcune fasi di costruzione e di assemblaggio di parti (ali e fusoliera) dell'aereo e della predisposizione delle applicazioni delle tecnologie stealth, capaci di rendere invisibili l'aereo ai radar nemici.
Fino ad oggi - e ancora per pochi mesi - i contratti per l'acquisizione e la costruzione degli F35 vengono siglati per lotti, per un numero limitato di velivoli (due-tre). Ogni paese, anche l'Italia, non ha alcun impegno giuridico a completare l'acquisizione di tutti e 90 gli F35. Nel 2007 (governo Prodi) fu firmato un memorandum d`intesa che impegnava l'Italia al numero complessivo di F35 da acquisire: ma non si tratta di un contratto e quindi non ci sono nemmeno penali. Fino a qualche settimana fa era previsto che entro dicembre di quest'anno ci sarebbe stata la sigla definitiva del mega-contratto (multi-year agreement) sul restante ammontare di tutti gli F35 per cui ogni paese si era impegnato a suo tempo, ma qualche giorno fa il Pentagono ci ha informato che la scadenza è stata spostata di un anno (dicembre 2020). Alcune settimane fa il presidente americano Trump. incontrando a Washington il presidente italiano Mattarella ha ringraziato l'Italia per "avere appena acquistato 90 nuovissimi F35", e poco prima il Segretario di Stato americano Mike Pompeo, incontrando Conte a Roma, aveva dichiarato di aver ricevuto dal nostro premier l'assicurazione che l'Italia si sarebbe impegnata a proseguire fino alla fine. Le organizzazioni (Campagna Sbilanciamoci!, Rete Italiana Disarmo, Rete della Pace) della Campagna contro gli F35 hanno chiesto immediati chiarimenti al nostro governo, senza ricevere alcuna risposta.
LE MOBILITAZIONI
E proprio negli scorsi mesi le organizzazioni e le Campagne pacifiste italiane di Taglia le ali alle armi hanno rilanciato la mobilitazione per chiedere lo stop all'acquisizione e costruzione degli F35 (http://sbilanciamoci.info/stop-f35-ultima-possibilita/), sollecitando il parlamento di pronunciarsi nuovamente sull'impegno italiano e il governo italiano a dare le ragioni della mancata attuazione della sopra citata mozione Scanu del 2014 (dimezzamento della spesa). Quella mozione è valida anche per il governo attuale. Recentemente (novembre 2019), la Lega di Matteo Salvini ha fatto calendarizzare alla Camera dei Deputati la discussione di una nuova mozione parlamentare (primo firmatario l'on. Ferrari) che chiede al governo di completare l'acquisizione di tutti i 90 cacciabombardieri F35 e di potenziare ulteriormente la cooperazione con gli Stati Uniti per nuovi sistemi d'arma.
Cosa ne pensano le forze politiche nell'attuale parlamento? Della Lega si è detto (continuare fino alla conclusione il programma F35) e questa è anche ovviamente la posizione di Fratelli d'Italia e di Forza Italia. Nella maggioranza di governo, le posizioni sono diversificate. I Cinque Stelle sembrano orientati a chiedere la riduzione del programma e molti tra i pentastellati (che nella scorsa legislatura avevano chiesto lo stop immediato e totale del programma) ricordano l'impegno assunto con la mozione parlamentare del 2014 che chiede il dimezzamento della spesa: se venisse dato seguito alla mozione dell'on. Scanu saremmo molto vicini alla fine di questa avventura.
Nel PD bisogna vedere quale sarà l'orientamento che prevarrà nei prossimi mesi: in campo ci sono le posizioni più militariste e vicine al Centro-destra, come quelle della senatrice Pinotti, e altre posizioni che vorrebbero allinearsi alla mozione del 2014 e fermarsi in questo modo prima della firma del multi-year agreement. La nuova formazione di Italia Viva di Matteo Renzi potrebbe riprodurre sul tema le stesse dinamiche del PD, mentre il gruppo parlamentare di LeU è diviso tra chi vuole l'immediato stop del programma (gli esponenti di Sinistra Italiana) e chi ritiene opportuno continuare fino alla conclusione o a una riduzione parziale del programma (come il capogruppo alla Camera Fornario e gli ex del PD).
Continuare fino alla sua conclusione il programma di acquisizione e costruzione degli F35 ci potrebbe costare altri 10-12 miliardi di euro (ogni anno nella Legge di Bilancio ci sono stanziamenti di 7-800 milioni di euro per assicurare la Continuità del nostro impegno), e questo solo per l'ultimazione della fabbricazione: poi ci sono le risorse da spendere per la messa in volo e le altre fasi di "rodaggio" del velivolo. La campagna Taglia le ali alle armi ha più volte messo in evidenza cosa si potrebbe fare di più utile con i soldi spesi per i cacciabombardieri. Si potrebbero mettere in sicurezza più di 5mila scuole italiane che non rispettano le norme antisismiche e antincendio, acquistare 30 Canadair per lo spegnimento degli incendi e 100 elicotteri per l'elisoccorso e altri compiti civili, si potrebbero garantire a tutti gli studenti risultati idonei con le borse di studio a cui hanno diritto.
E molto altro.
IL RITORNO ECONOMICO
Tra l'altro, fino ad oggi, la partecipazione italiana al programma F35 ha assicurato uno scarsissimo ritorno in termini di investimenti e di risorse. Si pronosticavano decine di miliardi di euro di ritorno economico in termini di investimenti, ma siamo a poche centinaia di milioni (a fronte di 4 miliardi di spesa). Si prevedevano più di 10mila posti lavoro, ma sono in realtà poche centinaia. Molti di questi non sono, poi, nuovi posti di lavoro, ma semplicemente trasferimenti di lavoratori dallo stabilimento ex Alenia di Caselle (Torino), dove vengono prodotti i caccia intercettori Eurofighter. Tra l'altro, destinando i soldi alle alternative proposte dalle campagne pacifiste si assicurerebbero commesse al settore aerospaziale (produzione di elicotteri o di aerei antincendio), ma nel comparto civile, che il gruppo Leonardo ha in questi anni progressivamente dismesso a favore del business bellico.
Le ragioni per cui le campagne pacifiste si sono mobilitate da più di dieci anni contro la partecipazione italiana al programma F35 rimangono dunque intatte e valide. Il programma, non necessario, è costosissimo e rappresenta un grande spreco di risorse (tra l'altro con seri problemi di carattere tecnologico) ed è un grande favore alla Lockheed (capofila industriale dell' avventura) e agli Stati Uniti d'America che detengono (senza condividerle con i suoi partner) le "chiavi d'uso" (il software e il centro di comando negli Usa) dei cacciabombardieri. L'F35 non è un caccia intercettore (che serve a difendersi dagli attacchi a protezione dei contini nazionali), ma un aereo "d'attacco" utile nei teatri di guerra, con tecnologia stealth. e che può trasportare ordigni nucleari.
Si tratta, quindi, di un caccia che serve a fare la guerra e - anche per questo - contrario allo spirito e alla lettera della nostra Costituzione. Basterebbe questo a pronunciare la parola fine alla partecipazione italiana al programma. Speriamo che la politica italiana se ne renda finalmente conto e prenda coerentemente la decisione di mettere la parola fine a questa avventura.
L'articolo è stato scritto qualche giorno prima della votazione alla Camera del 19 novembre u.s.
Giulio Marcon, Sbilanciamoci!
(Mosaico di Pace, dicembre 2019)