Filoramo
e i primi secoli del cristianesimo
Una
storia che può essere interpretata solo attraverso dei testi, da
anni impegnata a rinnovare la propria strumentazione sempre meno
dipendente dalla teologia e più bisognosa di altre discipline. Una
storia che abbraccia i primi secoli della nostra era, concludendosi
quando si attestano una grande Chiesa organizzata e una religione
cristiana fondata sulla concezione di un Dio incarnato, su uno stile
di vita alternativo a quello del giudaismo o del paganesimo. E’ la
storia che Giovanni Filoramo, docente emerito di Storia del
cristianesimo all’Università di Torino, ripercorre nel primo tomo
della nuova Storia
della Chiesa delle
Edb: L’età
antica (pagine
392, euro 28). Una sintesi arrivata in libreria insieme a quella
dedicata all’età contemporanea da Daniele Menozzi, analoga nel
taglio didattico, nell’impostazione laica, ma non laicista, nel
rigoroso approccio scientifico.
Quella
che spiega Filoramo è innanzitutto una “grande Chiesa” composta
da Chiese locali, incentrata sulla figura del vescovo e dotatasi di
un canone e di scritti rivelati.
Una Chiesa che nelle sue espressioni
locali respira presto in tutto il bacino mediterraneo: pulsando
dentro comunità distanti fra loro, e tuttavia già in rete
attraverso la corrispondenza, coordinate sui temi importanti mediante
sinodi, in grado di condividere forme di culto e liturgie pur con
adattamenti locali.
I fedeli che vi si riconoscono – ricorda
Filoramo – “si autodefiniscono come il verus
Israel, il
popolo scelto da Dio, il cui nuovo patto è stato consacrato dal
sangue di Cristo” del quale hanno raccolto il messaggio. La buona
novella dei cristiani: i nuovi credenti dalla fede in un Nazareno
morto in croce e risorto, uniti alle origini in un movimento dalla
tensione escatologica e che già nel II secolo prendono le distanze
dall’eredità giudaica.
La buona novella dei cristiani che fra il
II e il III secolo passa pure attraverso strutture ecclesiastiche più
consolidate ed esponenti di rilievo in diverse aree (Tertulliano e
Cipriano, Melitone e Ireneo, Clemente e Origene…). Poi arrivano
tempi di nuove svolte. Nei confronti dell’Impero nel IV secolo che
è pure quello della crisi ariana e del dibattito conciliare (Nicea,
Costantinopoli), dello sviluppo del catecumenato e del monachesimo. E
nel V secolo che vede la separazione della Chiesa in Oriente e
Occidente.
Quattro
le parti del volume, corredato da box e cartine, destinato a
studenti, ma utile per chi abbia interesse per l’argomento
scandagliato tra problemi e idee, vicende e protagonisti. Ovvero i
conflitti interni ed esterni alla comunità; la contrapposizione fra
ortodossia ed eresie, la genesi di un’ermeneutica capace di
illustrare il mistero della fede; i viaggi missionari; l’affermarsi
di ruoli, ministero, liturgie, attorno ai simboli che esprimono la
fede; il confronto con la cultura greco-romana; le persecuzioni; il
problema dei lapsi;
la formazione della Chiesa imperiale; i principali momenti del culto;
le reliquie; i pellegrinaggi. Sino a Calcedonia nel 451: ultima tappa
di questo viaggio che non dimentica cifre proprie della vita
cristiana. Come l’assistenza a poveri, orfani, vedove, carcerati,
inizio di quell’attività di supplenza dello Stato.