1) Non posso essere d'accordo con Jurgen Moltmann che pubblicò in Italia nel 1973 il libro "Il Dio crocifisso" (Queriniana) che lessi con interesse, ma condividendone la critica esegetica che gli rivolse Hans Kung. Fare di Gesù il Dio crocifisso costituisce prima di tutto fare di Gesù quello che successe a Nicea, mediante la divinizzazione del Nazareno. Gesù era teocentrico e non ha mai accettato di essere identificato con Dio. Questo avvallo del dogma mi rende estraneo.
2) Per esprimere la "partigianeria di Dio" con tutti i crocifissi della storia è molto preziosa la testimonianza dei due Testamenti fino a Gesù.
Gli inviati di Dio, i suoi testimoni sono essi stessi crocifissi e Dio è dalla loro parte.
Sono crocifissi quelli e quelle che stanno dalla parte di Gesù; un efficace linguaggio mistico li accomuna a Gesù, crocifissi come lui. Essi possono identificarsi in Gesù perché egli, nella sua vita storica, si identificò con la loro causa e testimoniò un Dio che, nel suo amore, fa causa comune con loro.
Direi, dunque, il Cristo crocifisso come testimone del Dio che fa sua la causa dei crocifissi.
3) Sono invece molto costruttive e chiare le pagine in cui Moltmann prende le distanze dalla perversione della mistica della croce e sottolinea come nel Gesù crocifisso i poveri e gli oppressi si sono sempre identificati vedendo nella sua umanità sofferente il testimone fedele di un Dio che non abbandona i crocifissi della storia.
Il Dio che dona vita nuova a Gesù è l'antirassegnazione: il Dio che condivide il cammino di liberazione invitando e accompagnando i crocifissi a scendere dalla croce.
Franco Barbero