domenica 22 marzo 2020

19 MARZO: BASTA CON LA FABBRICA DEI BURATTINI

 Con un po' di ritardo rispetto alla data del calendario, voglio fare memoria di un uomo "giusto" ( Matteo 1,19) che nella chiesa cattolica viene celebrato nel giorno della festa di San Giuseppe.  Tolgo subito il santo e metto il giusto secondo la dizione biblica.
Siccome la nostra fede deve essere consapevole e adulta e informata, sento il dovere morale non di santificare ma di fare memoria di questo uomo giusto, come dice il Vangelo la cui vita reale  è stata violentata dalla tradizione cristiana.  
La storia dice poche cose certe e reali di Giuseppe, ma quando si dogmatizzò la verginità perpetua di Maria, Giuseppe diventò quell’anziano padre putativo, una parvenza  di padre in una famiglia di cugini e  di fratelli strani, con una seconda moglie che lui amava spiritualmente senza alcuna intimità sessuale.  Il Giuseppe reale, uomo, vero sposo di Maria e padre di una numerosa famiglia, come infiniti studi hanno documentato, scompare dietro quel personaggio un po’ da impotente, un po’ da tonto, che gli angeli menano per il naso e che si arrende al mistero andando a lavorare lontano da casa per arrivare poi e trovarsi la sorpresa della moglie incinta.
 In verità, se dovessi soffermarmi su tutta la letteratura apocrifa e devozionale, dall'arte alla letteratura, verrebbe fuori  quel vecchietto di cui  avrei da raccontarvi per una settimana.
 Ma io non sono un esperto della vita dei santi;  anzi detesto le santificazioni.
Sta di fatto  che nel secondo millennio cominciarono le raccolte delle reliquie:  la cintura, il bastone, alcuni bastoni, l'anello nuziale, le bende che Giuseppe usava per fasciare Gesù, un'infinità di mantelli.... Insomma si scatena la ricerca delle reliquie che arrivavano da Gerusalemme e i primi ricordi addirittura da Nicea, finché nel secondo millennio nacque sempre di più un devozionalismo rispetto alla figura di Giuseppe e nacquero nel 1700-1800 parecchie congregazioni che sentivano  nell'uomo Giuseppe il giusto, un uomo affidabile che avrebbe vissuto in perfetta castità, sottomesso, gran lavoratore, umile ed accogliente anche di fronte al "mistero" della nascita di questo figlio Gesù. 
Negli ultimi secoli poi, quanto più si sviluppò e si deteriorò la mariologia fino a diventare mariolatria sessuofobica, tanto più si sviluppò il giosefismo come devozione al casto custode di Maria e di Gesù.
Il castello crebbe a dismisura. 
 Giuseppe diventò il patrono della chiesa cattolica fino a diventare il patrono della festa dei lavoratori.  Ce ne sarebbe da dire e da ridire..... Ma che cosa voglio sottolineare in positivo come sempre?  Il dogma quando viene posto contro la storia violenta le persone. Questo papà di Gesù, questo sposo di Maria, va riscoperto nella sua vita e nel suo impegno di testimonianza:  un uomo semplice, l’elogio di un uomo giusto, non del santo.
  Noi abbiamo bisogno nella sequela di Gesù di una vita reale, con persone reali, non dissanguate, desessualizzate e rese ridicoli immaginari.
 La fede non nega la realtà, ma valorizza ogni persona.  Non facciamo i santi facciamo semplicemente l'uomo e la donna che siamo, cercando la fedeltà al Vangelo, alla giustizia e alla pace.
 Questo Giuseppe in carne e ossa è la persona da riscoprire. Provo sempre un certo sgomento quando vedo che, per creare un dogma, si falsifica e si cancella una persona. Ho voluto darvi questa breve documentazione per dimostrare ancora una volta che, mentre i santi si fabbricano nei creativi laboratori dell'istituzione ecclesiastica, gli uomini giusti come Giuseppe di Nazareth vivono con i piedi per terra e meritano il nostro ricordo perché hanno vissuto e creduto in Dio dentro il piccolo quotidiano. La fede adulta ha il compito di far crescere uomini e donne nella vita piena e libera e non sopporta che le gerarchie cattoliche fabbrichino dei burattini pii ed esangui.
Franco Barbero
(Trasposizione dal racconto orale del 20 marzo a cura di Franca Gonella)