giovedì 26 marzo 2020

Bagni chimici? No, grazie.
A Rio è meglio farla, in strada


LA PIPÌ all'aperto sta dividendo il Brasile. Passato il Carnevale non resta che ripulire le strade, dove le macchie più evidenti (all'olfatto) sono le urine. Un primo rimedio sono stati i bagni chimici, incrementati da 9 mila a 34 mila in dieci anni (…). Poi nel 2017 fu introdotta a San Paolo la "legge della pipì": multe da 130 euro per chi viene colto in flagranza del fisiologico bisogno su marciapiedi e giardini. Ma il problema è lungi dall'essere risolto ed è serio.
Giuristi e avvocati dibattono se sia opportuno sanzionare una tale debolezza umana, dato che un terzo della popolazione non ha accesso alla rete fognaria. Di recente a far discutere è stata la ricerca di Daniel Véras Ribeiro, docente di ingegneria all'Università di Bahia, secondo cui alcune infrastrutture in cemento, incluso lo stadio Maracanã di Rio de Janeiro, sarebbero a rischio crollo per via dell'ammoniaca contenuta nelle urine.
Nella calca delle partite, pur di non perdersi un'azione di gioco, alcuni tifosi hanno l'abitudine di farla sulle gradinate. Da lì lo sgretolamento. Lo stesso che nel 2007 avrebbe innescato il cedimento dell'anello superiore dello stadio di Salvador, dove morirono sette persone. Non è finita. Un sondaggio di Buzzfeed ha chiesto ai brasiliani se preferiscono i bagni chimici (spesso luridi) oppure avventurarsi all'aperto rischiando una multa. La maggioranza ha scelto la seconda ipotesi.
Tiziano Fusella

(Il Venerdì 13 marzo 2020)