Leggo con piacere "Non sono la costola di nessuno", edito a cura di Paola Cavallari presso Gabrielli Editori.
Oggi queste letture sono acquisizioni pacifiche, ma quando le presentavo nel mio "Il dono dello smarrimento" (Gabrielli Editori) suscitai reazioni piuttosto fredde e ostili.
Riporto il mio scritto del 1999:
"Solo negli ultimi venti anni ho riletto e ripensato queste righe alla luce di alcuni commenti rabbinici che hanno spostato l'asse della consueta interpretazione come "caduta" di Adamo ed Eva.
La "storia" lascia, anche alla prima lettura, molti interrogativi, ma come non cogliere questa "provocazione" di Dio?
Pianta un bell'albero in mezzo al giardino, rigoglioso e fecondo, e nessuno dovrebbe mangiarne i frutti?
Dio sembra spingere Adamo ed Eva alla trasgressione che è il punto più alto della leggenda perché apre gli occhi su una prospettiva nuova. Forse non siamo di fronte ad un paradiso perduto, ma alla nascita della coscienza.
Come noi nell'infanzia abitiamo ignari ed obbedienti nel tepore di una casa e poi ce ne usciamo per la responsabile avventura della vita, così Adamo ed Eva hanno da Dio l'opportunità di uscire da una condizione edenica e "riconoscere" la propria identità nelle vie reali della vita.
Forse "abbiamo letto male la storia: mangiare il primo frutto non è stato un peccato, ma un passaggio necessario e prestabilito per arrivare alla maturità umana". Un po' li aveva già coccolati, avevano sentito il calore di casa: era tempo di partire, di "separarsi" da un giardino perfetto e avventurarsi nelle vie del mondo per non restare noiosamente infantili. Certo che fuori è più faticoso vivere, ma questo è il prezzo dell'autonomia, della crescita.
Occorre davvero cambiare gli occhiali con cui troppe volte abbiamo letto Genesi 3 come una storia di peccato e castigo.
"Eva che mangia il frutto a me sembra terribilmente coraggiosa. Non è frivola né disobbediente, non si lascia sedurre con facilità….Oltrepassa con coraggio i confini dell'ignoto per avventurarsi alla scoperta di ciò che si trova oltre i limiti dell'esistenza animale e, nel farlo, tende la mano ad Adamo perché la segua...La storia del giardino dell' Eden non descrive la Caduta dell'Uomo, ma la Nascita dell'Umanità….La donna non è il cattivo della storia, schiava del desiderio...Deve essere considerata come colei che coraggiosamente conduce il compagno nel mondo nuovo delle esigenze e delle decisioni morali" (Kushner).
Lo spunto a questa lettura mi giunse per lo più da alcuni studi ebraici a partire dal rabbino L.Kushner.
Questa lettura, che presentai in alcuni convegni, allora mi meritò l'appellativo di eretico. Ora mi rallegro del fatto che la Bibbia ebraica venga presa sul serio come una testimonianza di vita sovente ben oltre le prigioni del pensiero patriarcale. Ecco la fecondità e la fioritura di alcuni miti antichi.
Franco Barbero