sabato 7 marzo 2020

Il femminismo cileno conquista il mondo

A gennaio, durante la selezione della giuria per il processo al produttore Cinematografico Harvey Weinstein, decine di donne si sono radunate davanti a un tribunale di New York per eseguire un canto chiamato Un violador en tu camino (Uno stupratore sulla tua strada). Prima in spagnolo, e poi in inglese, hanno cantato: "Il patriarcato è un magistrato e ci giudica impunito. Il nostro castigo è la violenza che io vivo". Secondo l'Associated press, a Manhattan "il rumore si sentiva fino all'aula del tribunale, al quindicesimo piano". La performance, che presto si è diffusa in tutto il mondo, è stata ideata nel 2019 dal collettivo Las Tesis di Valparaiso, in Cile, e si basa sul lavoro dell'antropologa Rita Segato. Il testo accusa lo stato, la magistratura e la polizia di incoraggiare la violazione dei diritti delle donne, non solo ignorando le denunce ma spesso macchiandosi delle violenze. "El estado opresor es un macho violador" (lo stato oppressore è un maschio stupratore), recita il canto. La coreografia è stata eseguita per la prima volta il 20 novembre 2019 davanti a un commissariato durante una protesta. È stata poi ripresa cinque giorni dopo a Santiago del Cile da centinaia di attiviste in occasione della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne. All'inizio di dicembre migliaia di donne hanno cantato l'inno davanti allo stadio della capitale, che durante la dittatura militare fu trasformato in un centro di detenzione. Da lì la coreografia si è diffusa nel mondo: Londra, Parigi, Barcellona, Tel Aviv, New Delhi, Tokyo, Beirut, Istanbul, Buenos Aires e non solo.
La performance comincia con un ritmo di tamburi, mentre le donne procedono fianco a fianco battendo il tempo con i piedi. Parla di stupri, femminicidi e impunità. "E la colpa non è mia. Di dove andavo, di come vestivo", gridano le donne, come se stessero rispondendo alle solite accuse lanciate contro chi subisce una violenza. Ma il canto ha anche caratteristiche locali che potrebbero sfuggire agli stranieri. Un verso cita sarcasticamente l'inno della polizia cilena. Anche il titolo, Un violador en tu camino, è un ironico riferimento allo slogan usato dalla polizia nazionale: "Un amico sulla tua strada". Anche la coreografia fa riferimento agli abusi. Le donne si accovacciano e mettono le mani dietro alla testa, come viene chiesto di fare durante le perquisizioni in molti paesi latinoamericani. I poliziotti spesso costringono le donne ad accovacciarsi nude per perquisirle. Le attiviste indossano una benda di pizzo nero, simbolo dei modi invisibili in cui le donne sono rese vulnerabili, ma che allude anche alle centinaia di manifestanti feriti agli occhi dai proiettili di gomma della polizia cilena negli ultimi mesi. Le donne indossano anche i pañuelos verdes, i fazzoletti simbolo della campagna per la legalizzazione dell'aborto.
Quello di cui parla Un violador en tu camino succede in troppi paesi, non solo in Cile, in Argentina e in Brasile. "Lo stupratore sei tu" ripetono le donne, indicando un tribunale, una stazione di polizia o un palazzo presidenziale. Intendono dire che le violenze non sono legate ai rapporti personali, ma sono atti politici.
Pensate alla Turchia, dove l'8 dicembre la polizia ha interrotto un'iniziativa simile a Istanbul: sette donne sono state arrestate. A Smirne il tribunale ha emesso mandati d'arresto per 25 donne che protestavano e nove di loro sono state fermate. Non c'è da sorprendersi se le deputate occupano solo il 17 per cento dei seggi nel parlamento turco e solo l'11,8 per cento dei posti nei ministeri. Secondo il Rapporto 2020 sul divario di genere del Forum economico mondiale la Turchia e tra i paesi con il divario più ampio (è al 130° posto su 153).
In Brasile, dove le statistiche sono altrettanto deprimenti, le attiviste hanno aggiunto un paio di versi al testo: "Marielle è presente. Il suo assassino è un amico del nostro presidente": Il riferimento e a Marielle Franco, la consigliera comunale assassinata nel 2018, e al fatto che il presidente Jair Bolsonaro sarebbe legato a entrambi i sospettati del suo omicidio. In Brasile le donne occupano il 15 per cento dei seggi alla camera e il 9 per cento degli incarichi nei ministeri.
Secondo il Rapporto 2020 sul divario di genere, nel mondo le maggiori disparità restano nella sfera del potere politico. Ma è proprio lì che tutto comincia. Solo il 25 per cento dei 35.127 seggi parlamentari del mondo sono occupati da donne. Nei parlamenti di nove dei 153 paesi presi in esame dal forum, le donne mancano del tutto. Negli ultimi cinquant'anni, 85 paesi non hanno mai avuto un capo di stato donna.
Non c'è da stupirsi se in Cile, dove il canto è nato, le donne chiedono a gran voce la parità di genere nell'assemblea costituzionale. Finché saranno escluse dal processo politico, per loro non ci sarà mai giustizia. Gli stupratori continueranno ad agire indisturbati mentre la maggior parte delle donne continuerà a puntare il dito contro di loro davanti ai tribunali, alle stazioni di polizia e ai palazzi presidenziali. bt
Vanessa Barbara

(Internazionale 1345, 14 febbraio 2020
)