di don Fredo Olivero
2. IL NODO DEL CATTOLICESIMO
La religione cattolica ha una chiesa, ma ci stiamo riferendo anche ad uno stato della Chiesa di cui è leader lo stesso pontefice romano, leader religioso e capo di stato. Partendo dalla chiesa il pontefice si richiama alla volontà divina, ma la gestione è quella di un capo di stato con tanto di ambasciatori. E i conflitti non mancano.
Oggi la chiesa cattolica, nei documenti, parla di diritti umani nel mondo, li promuove, ma non li mette in pratica integralmente al proprio interno, nella struttura di stato né nelle relazioni interne, né nella sua organizzazione interna come chiesa cattolica con i suoi fedeli. Si tratta di una contraddizione tra quel che la chiesa dice e quello che fa in rapporto ai diritti umani.
Per la "Giornata della Pace 1999", Giovanni Paolo II dice: "Se ignoriamo i diritti umani, prevalgono ribellione e violenza". Siamo a 50 anni dalla dichiarazione universale dei diritti umani, il Papa non fa cenno all'istituzione che presiede, chiesa cattolica, dove vi sono diritti che non possono farsi valere. Perché? Perché pensa che non sia tenuta ad applicarli ed adotta modalità che sono in contrasto con questo. Pensa di agire in nome di Dio e di dover rendere conto solo a lui e non a un diritto civile che comprende i diritti umani.
È comune alla religione assumere i principi dottrinali, metterli in pratica senza mediazioni dei diritti civili. E poi avviene lo scontro tra diritti individuali e collettivi imposti in nome della dottrina interpretata dalla gerarchia (es. non accettare le donne nei ruoli di direzione) contro cui non c'è appello. Ed è ipotizzabile una uscita dal mondo strutturato della religione: senza conseguenze sui diritti individuali?
La chiesa non vuole perdere il protagonismo sociale e politico e si impone come monarchia assoluta al suo interno.
(continua)