sabato 21 marzo 2020

"NON SE NE PUO' PIU'"..

Questa sera vorrei cogliere una buona occasione per chiarirci qualche idea.
 Il punto di partenza di questa riflessione potrebbe essere espresso così:  "non se ne può più". 
 Dagli sproloqui di Radio Maria o di chi parla dell'apocalittico giudizio di Dio su questa società perversa e pervertita ai mille appelli alla recita del rosario come evocazione salvifica alla vergine dei miracoli, fino alla stupefacente uscita del Papa che chiede a Dio di fermare e bloccare l'epidemia con "la sua mano", davvero non se ne può più.
 Non parliamo poi di chi,  mettendo in rete preghiere, confonde Dio, Gesù, la madonna, i santi…. Davvero non se ne può più.
 La mia fede per quanto poca essa sia, non può sopportare queste mistificazioni, queste magie, questa religione che spegne la fede e la rende ridicola. 
La fede è un’esperienza piena di dignità e vederla così banalizzata davvero mi fa soffrire, mi fa soffrire molto, perché nella chiesa abbiamo bisogno di persone adulte e non di ripetitori di ave Marie e di litanie. Dobbiamo uscire da questa religiosità dogmatica e magica, popolata di santi, madonne reliquie, coroncine, statue, candeline, a non finire, per avviarci ad una fede dicibile dignitosamente nelle categorie culturali del nostro tempo.
Le scienze e  i linguaggi hanno compiuto dei passi da gigante e noi dobbiamo prendere sul serio la contemporaneità del sapere e del vivere umano.
Se gli stessi pastori nella chiesa non fanno che sollecitare ad una religiosità medioevale, tradiscono la loro missione che consiste nell’annunciare la buona novella di un Dio che ci chiama a vivere il nostro tempo, ad amarlo, ad assumerci la responsabilità delle gioie da fruire e degli impegni da assumere.
 Le strade della vita sono quelle in cui Dio ci compare come il mistero di amore. Il Dio parafulmine non ha in comune nulla con il Dio che cammina con noi per stimolarci alla responsabilità e alla fiducia.
 Ma non credo che la mia riflessione possa fermarsi al giusto e doveroso livello di questa denuncia.  A me sempre, sempre preme costruire in noi riflessioni e pratiche propositive, in un atteggiamento in cui sia sempre in primo piano il rispetto di quei milioni di persone oneste, ma spesso intrappolate da un percorso catechistico dottrinario. Dunque la mia proposta è questa ed è concreta: usiamo questo periodo casalingo come una opportunità per approfondire l’abc del vocabolario della nostra fede.  Con un pizzico di stupore ci accorgeremo che forse abbiamo continuato a dire parole senza significato e a compiere riti poco espressivi. Certamente tanti dubbi ci sono sorti di fronte ad alcuni dogmi, ad alcune celebrazioni, ad alcuni linguaggi come "Gesù morto per i nostri peccati" oppure l'eucarestia in cui "si mangerebbe il Cristo vivo per noi e morto per noi". Forse  abbiamo accantonate o rimosse alcune domande; forse abbiamo fatti tacere o rinviati a tempi indeterminati certi dubbi.  
Forse dobbiamo ancora fare nostra la voglia, il bisogno radicale di conoscere, di approfondire, di non ripetere parole senza senso.
 Può essere giunto il tempo, un tempo fecondo, di dare voce ai nostri interrogativi e, in assenza di momenti comunitari ben strutturati, decidere di documentarci personalmente.
 Gli strumenti per chi vuole non mancano. In tal caso un po' di fiducia in noi stessi e noi stesse non ci fa male e ci permette di dedicare un po' di tempo a qualche lettura valida ed accessibile davvero alla portata di tutti.
 Consiglierei di partire con la lettura di due piccoli libri del biblista cattolico Ortensio da Spinetoli: " Il fardello inutile" e "La prepotenza delle religioni" ambedue editi dalle Edizioni Chiarelettere.
 La lettura ha una funzione liberatrice: apre orizzonti, solleva interrogativi, ci fa esperimentare la gioia della conoscenza, dell'apprendimento di cose nuove, riconduce la nostra fede al centro, al cuore del messaggio affascinante e impegnativo di Gesù.
 Ci libera da tante credenze e superstizioni,  ci documenta anche come sono stati costruiti i dogmi e come lasciarli cadere senza per nulla compromettere un pezzettino della nostra fede.
 La nostra fede diventa più viva liberante e impegnativa, ma quando lascia i ceppi catechistici e devozionali che l'hanno appesantita e radicalizzata ha bisogno di nutrimento.
 Mi permettete un'espressione che mi esce impetuosamente dal cuore.
 La trovo così pregnante:  "Dio è bello". Purtroppo  è molta parte della tradizione cristiana che ha bruttificato Dio rendendolo triste e minaccioso. Del Dio dell'amore abbiamo fatto una caricatura, una ideologia, una teologia mistificante, una presenza estranea e nemica.  Io voglio cercarti nel lungo viale della vita e sapere che tu parli di più ai nostri cuori quando lasciamo cadere gli orpelli inutili che il potere ecclesiastico ha deposto nel catechismo per lasciare nell’infanzia e nell’obbedienza una fede che invece ha bisogno di adultità e di libertà.
La lettura biblica, compiuta con strumenti adeguati, è la via maestra per uscire dalle prigioni di un deismo astratto. Ma dove sono i pastori, i teologi, i catechisti.. che si dedicano con competenza e passione a questo servizio comunitario?
Buonasera e buonanotte
Franco Barbero
(Trasposizione scritta del messaggio orale  del giorno 19 marzo a cura di Franca Gonella).