Parole Domenico Starnone
Il nostro posto
La fase delle contraddizioni sta per esaurirsi. Meglio non uscire, usciamo. Non diamoci la mano, ecco una bella stretta. Niente abbracci, ma sì, abbracciamoci. I baci no, smack smack. Non spostiamoci, corriamo da mamma, nonna e fidanzati. È stato proprio un pessimo periodo. Anche se sapevamo di dover essere prudenti, cedevamo di fronte a chi faceva l'impavido, l'ottimista sfottente, il libertario irriducibile, il gioviale affettuoso, per non sembrare vili, scorbutici, anaffettivi. Così, se era facile dire all'estraneo d'altri continenti: vade retro; se era facile disegnare il nemico e dal nemico ricavare la nostra identità, il nostro significato, la convinzione di essere i migliori; appariva invece difficile dire al conoscente, al consanguineo: sta' al posto tuo. Oggi si tratta di prendere atto che siamo tutti probabili infetti; che con i nostri comportamenti avventati mettiamo a rischio amici, parenti, strutture ospedaliere già cronicamente insufficienti; che noi, il gradino più alto della scala evolutiva, stiamo velocemente precipitando in basso. In sintesi, non solo siamo tutti in pericolo, ma siamo noi stessi il pericolo. Ed è solo da noi che possiamo ricavare identità e senso nuovi, un modo più vero di stare insieme. Autoassegniamoci con dignità il nostro posto. Ed evitiamo la fase peggiore dei naufragi: la corsa dissennata alle scialuppe, il si salvi chi può.
(Internazionale, 11 marzo 2020)
Il nostro posto
La fase delle contraddizioni sta per esaurirsi. Meglio non uscire, usciamo. Non diamoci la mano, ecco una bella stretta. Niente abbracci, ma sì, abbracciamoci. I baci no, smack smack. Non spostiamoci, corriamo da mamma, nonna e fidanzati. È stato proprio un pessimo periodo. Anche se sapevamo di dover essere prudenti, cedevamo di fronte a chi faceva l'impavido, l'ottimista sfottente, il libertario irriducibile, il gioviale affettuoso, per non sembrare vili, scorbutici, anaffettivi. Così, se era facile dire all'estraneo d'altri continenti: vade retro; se era facile disegnare il nemico e dal nemico ricavare la nostra identità, il nostro significato, la convinzione di essere i migliori; appariva invece difficile dire al conoscente, al consanguineo: sta' al posto tuo. Oggi si tratta di prendere atto che siamo tutti probabili infetti; che con i nostri comportamenti avventati mettiamo a rischio amici, parenti, strutture ospedaliere già cronicamente insufficienti; che noi, il gradino più alto della scala evolutiva, stiamo velocemente precipitando in basso. In sintesi, non solo siamo tutti in pericolo, ma siamo noi stessi il pericolo. Ed è solo da noi che possiamo ricavare identità e senso nuovi, un modo più vero di stare insieme. Autoassegniamoci con dignità il nostro posto. Ed evitiamo la fase peggiore dei naufragi: la corsa dissennata alle scialuppe, il si salvi chi può.
(Internazionale, 11 marzo 2020)